
Confronto aperto al Forum della Salute 2025 con la guest star mondiale dell’AI: dall’illusione degli LLM all’era dell’oracolo, l’Italia pioniera dimostra che la sanità è il laboratorio del futuro
FIRENZE – Come un campione di scacchi che affronta simultaneamente decine di sfidanti, Cosimo Accoto arriverà al Forum Leopolda della Salute 2025 pronto a un confronto aperto, diretto, senza filtri. Non una conferenza dall’alto, non una lectio magistralis da ascoltare in silenzio. Ma un dialogo alla pari con chiunque voglia interrogare, sfidare, esplorare insieme a lui quella che potrebbe essere la più grande trasformazione cognitiva della nostra civiltà: il passaggio dall’era dell’archivio all’era dell’oracolo.
Accoto non è un nome qualsiasi nel panorama dell’intelligenza artificiale mondiale. Filosofo della tecnologia, research affiliate al MIT, autore di una trilogia sulla civiltà digitale che ha ridefinito il modo in cui pensiamo la relazione tra umano e macchina, è oggi tra i pochi pensatori capaci di leggere l’AI non come mero fenomeno tecnologico, ma come “provocazione di senso” che ci costringe a ripensare categorie che credevamo stabili: il tempo, la decisione, l’identità, la responsabilità.
Ma cosa viene a fare esattamente alla Leopolda un filosofo che collabora con il MIT? E perché proprio in un forum dedicato alla sanità? La risposta sta in una metafora potente che sta circolando negli ambienti più avanzati dell’innovazione sanitaria italiana: quella del “Re Orbo”.
Il regno del Re Orbo e l’illusione della visione unica
In un mondo che, cognitivamente, si avvia verso una sorta di cecità funzionale, un orbo con un solo occhio può apparire come un re. Questo occhio si chiama LLM, Large Language Model. È potente, vede una vastità di dati senza precedenti, ricorda tutto ciò che è stato digitalizzato, documentato, pensato. Ma è intrinsecamente limitato: può solo rievocare, elaborare, riorganizzare il passato. Non può generare il veramente nuovo.
Accoto ha dedicato anni a studiare questo paradosso. Nei suoi scritti più recenti, il filosofo formula un concetto che oggi appare profetico: stiamo investendo massicciamente sugli LLM – denaro, energie, e soprattutto speranze – rischiando però di finanziare solo una versione accelerata del passato. Gli LLM sono, per loro natura profonda, architetture di conoscenza radicate nella frequenza statistica. La loro “intelligenza” è un’eco ad altissima fedeltà di ciò che è già stato. Maestri del “more of the same”, brillano nell’ottimizzare una campagna marketing esistente ma falliscono nel compito più importante: inventare la lampadina quando tutti stanno migliorando la candela.
Questo non è solo un limite tecnologico. È, dice Accoto, un profondo rischio epistemologico. Quando tutti i concorrenti interrogano i medesimi modelli, addestrati sugli stessi dati globalmente accessibili, le strategie inevitabilmente convergono, appiattendo il panorama competitivo. Il risultato non è un vantaggio duraturo, ma una vera e propria commoditizzazione del pensiero strategico, dove il valore si erode e la battaglia si sposta unicamente sul prezzo.
Le vere disruption sono sempre preannunciate da “segnali deboli” ai margini del mercato, in quella conoscenza tacita, inespressa, non ancora digitalizzata. Gli LLM, sintonizzati sui “segnali forti” – ovvero sui pattern dominanti e ben documentati – si rivelano strutturalmente ciechi a questi precursori del cambiamento. È qui che il Re Orbo mostra la sua vera cecità.
Dall’archivio all’oracolo: la rivoluzione temporale di Accoto
Ma Accoto non si limita a diagnosticare il problema. La sua filosofia propone una via d’uscita radicale: abbandonare la società dell’archivio per abbracciare l’era dell’oracolo. Non si tratta di futurologia o di fantascienza, ma di un cambio di paradigma profondo nel nostro rapporto con il tempo e la decisione.
Nell’era dell’archivio, l’informazione fluisce dal passato al presente. Raccogliamo dati, li immagazziniamo, li elaboriamo per capire cosa è successo e, al massimo, reagire. È il regno del feedback, del real-time, della risposta. Nell’era dell’oracolo, invece, l’informazione fluisce dal futuro al presente. L’orizzonte non è più il tempo reale ma il “tempo prossimo”, il near-time. La predizione diventa fattore produttivo, infrastruttura economica e culturale. Non si tratta di indovinare il futuro, ma di costruirlo come campo di possibilità da navigare.
Questo passaggio implica anche un’altra trasformazione fondamentale che Accoto ha teorizzato: il movimento dall’algoritmo all’agente. Non più strumenti passivi che elaborano input per produrre output, ma entità che deliberano, cooperano, si contrappongono. Non più risposte, ma processi. Non più prestazione singola, ma intelligenza collettiva. Nascono così quelle che il filosofo chiama “Turing Institutions” – nuove forme organizzative socio-tecniche dove agenti artificiali e wallet ridefiniscono mercati e istituzioni.
Quando la teoria incontra la pratica: il caso italiano che fa scuola
Ed è qui che la presenza di Accoto alla Leopolda della Salute assume un significato particolare. Perché mentre in gran parte del mondo si discute ancora di ChatGPT e si celebra l’efficienza degli LLM, in Italia sta accadendo qualcosa di unico: la filosofia di Accoto sta trovando una realizzazione operativa concreta proprio nel settore sanitario.
Aziende pionieristiche come Cogi.co stanno costruendo esattamente quella “visione aumentata” che serve per spodestare il Re Orbo. Non si limitano all’occhio singolo dell’LLM, ma si dotano di un arsenale ottico sofisticato: cannocchiali per la visione strategica e microscopi per l’analisi dei dettagli più fini. Stanno passando, operativamente, dall’automazione all’augmentation.
Prendiamo PYTHIA, il motore predittivo e deliberativo di Cogi.co. Non è un sistema che archivia il passato clinico del paziente e lo riassume (cosa che un LLM fa benissimo). È un’infrastruttura che anticipa scenari, costruisce “parlamenti del futuro”, prepara decisioni robuste. Riduce l’incertezza attraverso scenari, stress test, sintesi probabilistiche. È, letteralmente, l’incarnazione della feedforward economy di Accoto: l’informazione che fluisce dal futuro prossimo al presente operativo.
La transizione dagli algoritmi agli agenti si manifesta nell’architettura modulare e agentica di queste piattaforme, dove istanze specializzate dialogano e cooperano per produrre esiti auditabili e contestualizzati. Non un oracolo solitario che emette verdetti, ma un Parlamento degli Advisor Virtuali dove funzioni complementari e avvocati del diavolo convergono in una sintesi tracciata e spiegabile. Il risultato non è una media di opinioni, ma una raccomandazione argomentata che integra bisogni, trade-off e rischi.
I selftwin: quando le immagini diventano agenti operativi
C’è un altro concetto accotiano che trova realizzazione concreta nella sanità italiana: l’idea che immagini e simulazioni non siano più solo rappresentazioni, ma dispositivi operativi che agiscono nel mondo. I digital twin deliberativi e i selftwin di Cogi.co “vivono” letteralmente i processi e i percorsi clinici in tempo reale. Non sono modelli statici da consultare, ma entità dotate di voce, ascolto, empatia, capaci di coordinare esami, allertare il personale, interagire con i pazienti.
Il caso “Aurora”, un percorso diagnostico-terapeutico oncologico dotato di intelligenza dialogica, mostra un PDTA che non è più un protocollo da seguire passivamente, ma un agente che accompagna attivamente il paziente, mantiene la trasparenza, coordina le diverse professionalità, anticipa criticità. L’integrazione tra simulazione, deliberazione e governance riduce tempi, errori e disallineamenti organizzativi, aumentando fiducia e qualità percepita.
Questo è il near-time in azione: non reagire quando il paziente si presenta con una complicazione, ma anticiparla, simulare scenari alternativi, preparare risposte coordinate. La gestione predittiva delle liste d’attesa, il triage che anticipa le urgenze, la prevenzione clinica implementata da selftwin che monitorano continuamente i percorsi di cura.
L’etica come architettura, non come appendice
Un altro punto di convergenza profonda tra il pensiero di Accoto e le realizzazioni italiane riguarda l’etica. Il filosofo ha sempre messo in guardia contro i rischi di bias, manipolazione e opacità algoritmica, invitando a progettare correttivi istituzionali e culturali. Non etica come dichiarazione di principi, ma come governance by design.
Cogi.co risponde con moduli come ETHIKOS, GUARDIANUS e VERITAS, che intrecciano controllo, conformità e fact-checking dall’interno dei flussi decisionali. Audit trail, gestione dei rischi, modalità di “sicurezza adattiva” che modulano rigore e scrutinio in base all’impatto delle decisioni. Il risultato è un’AI collaborativa che rende esplicito chi decide, su quali evidenze e con quali responsabilità.
Questa è l’etica operativa che Accoto invoca: non un comitato che si riunisce a posteriori per valutare se qualcosa era giusto, ma un’architettura che incorpora la riflessività etica in ogni passaggio del processo decisionale.
L’Italia first mover: genialità o illusione?
Arriviamo così alla domanda cruciale che Accoto dovrà affrontare nel suo confronto simultaneo alla Leopolda: l’Italia è davvero leader in questa transizione dall’era dell’archivio all’era dell’oracolo? O stiamo semplicemente scambiando casi isolati di eccellenza per una leadership sistemica?
La risposta è complessa e sfumata. Tecnologicamente e concettualmente, l’Italia è indubbiamente first mover. Abbiamo la teoria – Accoto che formula filosoficamente il paradigma – e la pratica – Cogi.co e altre realtà che lo implementano operativamente in uno dei domini più complessi e ad alta densità umana: la sanità. Pochi ecosistemi al mondo hanno questa convergenza tra pensiero filosofico avanzato e realizzazione tecnologica concreta.
La sanità si rivela il dominio perfetto per questa rivoluzione. I sistemi sanitari sono intrinsecamente complessi, le decisioni hanno impatto diretto sulla vita delle persone, la conoscenza tacita e l’esperienza umana sono insostituibili. È esattamente dove l’AI dialogica esprime il massimo valore e dove i limiti del Re Orbo – dell’LLM solitario – diventano più evidenti. Un riassunto della cartella clinica è utile, ma non sostituisce la deliberazione collettiva tra chirurgo, oncologo, infermiere e paziente per costruire il piano di cura ottimale.
Inoltre, mentre il mondo ancora discute di strumenti – quanto è bravo ChatGPT, quanto costa Copilot – in Italia stiamo già pensando in termini di architetture deliberative multi-agente, di istituzioni socio-tecniche, di infrastrutture cognitive. Stiamo costruendo il futuro che Accoto descrive nei suoi libri.
I rischi della frammentazione
Ma essere pionieri non significa automaticamente essere leader. La storia dell’innovazione è piena di first mover che hanno perso la gara finale perché non sono riusciti a trasformare l’intuizione brillante in sistema scalabile e sostenibile.
Il caso Cogi.co rischia di rimanere un’eccellenza isolata, un faro in mezzo al mare, se non diventa modello sistemico per il Servizio Sanitario Nazionale. La “provocazione di senso” dell’AI richiede, dice Accoto, “innovazione culturale prima che ingegneristica”. Ma quanti decision maker sanitari, quanti direttori generali, quanti assessori regionali comprendono davvero la differenza tra automazione e augmentation? Quanti hanno letto Accoto? Quanti capiscono cosa significa passare dal feedback al feedforward?
Serve quello che il filosofo chiamerebbe un salto istituzionale. Serve costruire quelle “Turing Institutions” che possano governare questa transizione: certificazioni e standard per l’AI dialogica in sanità, formazione sistemica per clinici e manager sulla deliberazione aumentata, governance dell’evenienza – chi risponde quando l’agente predice e sbaglia? – modelli economici nuovi che premino la prevenzione anticipata invece della cura reattiva.
Misurarsi per migliorare
C’è anche una questione di evidenza. Se siamo pionieri, dobbiamo produrre i dati che il resto del mondo studierà. I risultati dell’AI dialogica in sanità devono diventare letteratura scientifica, casi di studio internazionali, benchmark riconosciuti. Non basta dire “funziona meglio”. Bisogna misurare quanto meglio, in quali condizioni, con quali trade-off.
La riduzione dei tempi di attesa, la diminuzione dei no-show, il miglioramento degli outcome clinici, l’aumento della soddisfazione dei pazienti, la valorizzazione della conoscenza tacita dei professionisti – tutto questo va documentato con rigore scientifico. Solo così l’intuizione italiana può diventare standard globale.
Il rischio del “Re Orbo 2.0”
E poi c’è un rischio più sottile, che Accoto sicuramente solleverà nel dibattito: quello di replicare lo stesso errore cognitivo a un livello superiore. Credere che l’AI dialogica sia “la risposta” invece che uno strumento per aumentare l’intelligenza collettiva umana. Sostituire il Re Orbo con un altro re, magari con due o tre occhi invece di uno, ma sempre un sovrano che decide al posto nostro.
La tecnologia è provocazione, non soluzione, ci ricorda il filosofo. L’AI dialogica non deve rimpiazzare il giudizio umano con una presunta “verità algoritmica” superiore, ma potenziarlo, creare un ambiente fertile in cui l’intelligenza collettiva dell’organizzazione possa affrontare sfide troppo complesse per qualsiasi algoritmo o singolo individuo.
Le soluzioni ai problemi più complessi della sanità – come gestire l’invecchiamento della popolazione, come garantire equità di accesso, come personalizzare davvero le cure – non si trovano in un database, per quanto sofisticato. Risiedono nell’interazione dinamica e nel dialogo tra le persone: medici, infermieri, pazienti, familiari, amministratori. Il compito dell’AI dialogica è coltivare lo spazio in cui questa intelligenza collettiva possa fiorire.
L’economia politica dell’evenienza sanitaria
Uno dei concetti più originali di Accoto è quello di “economia politica dell’evenienza” – l’idea che l’evenienza, ciò che può accadere, diventi fattore produttivo. In sanità questo si traduce in un cambio di paradigma radicale: dalla cura della malattia alla prevenzione dell’evenienza patologica.
Non più “aspetto che il paziente si ammali e intervengo”, ma “anticipo la riacutizzazione, il peggioramento, la complicazione e agisco prima che si manifesti”. Non più “gestisco l’emergenza quando arriva”, ma “simulo gli scenari possibili e mi preparo a quello più probabile”. La predizione diventa valore operativo. L’incertezza si trasforma da costo nascosto in variabile gestibile.
Cogi.co sta, di fatto, monetizzando l’evenienza: ogni complicazione prevenuta è un risparmio di risorse, ogni no-show anticipato è un’ottimizzazione dell’agenda, ogni percorso personalizzato è un miglioramento dell’outcome. Ma questa è leadership solo se diventa sistema, non se rimane caso isolato.
Il confronto simultaneo: perché la Leopolda?
Ed eccoci al format scelto per l’incontro con Accoto. Perché non una conferenza tradizionale? Perché il confronto simultaneo, aperto, alla pari?
Perché la filosofia di Accoto non è fatta per essere ascoltata passivamente, ma per essere messa alla prova, interrogata, applicata. Il filosofo non arriva con verità preconfezionate, ma con domande potenti: Siamo pronti culturalmente per l’era dell’oracolo? Come cambieranno le professioni sanitarie quando gli agenti prenderanno decisioni? Chi è responsabile quando un selftwin sbaglia una predizione? Come garantire che l’AI dialogica aumenti l’umano invece di sostituirlo?
Il format simultaneo replica esattamente il modello dell’intelligenza collettiva che Accoto propugna. Non un esperto che eroga sapere dall’alto, ma una rete di intelligenze – medici, manager, informatici, pazienti, filosofi – che dialogano, si confrontano, co-costruiscono senso. È meta-comunicazione: il contenuto (la teoria dell’AI dialogica) viene veicolato attraverso un contenitore (il dibattito simultaneo) che ne incarna i principi.
Chi parteciperà avrà l’opportunità rara di sfidare direttamente uno dei pensatori più originali del panorama tech mondiale. Di portare le proprie obiezioni, i propri dubbi, le proprie esperienze concrete. Di vedere come la teoria filosofica risponde – o non risponde – alle urgenze del mondo reale.
Dall’intuizione al modello: cosa serve
Perché l’Italia passi da first mover a vero leader globale nell’AI dialogica per la sanità servono alcune mosse strategiche che emergeranno sicuramente dal confronto alla Leopolda.
Prima di tutto, trasformare i casi in sistema. Significa creare un programma nazionale di AI dialogica in sanità, con risorse dedicate, governance chiara, obiettivi misurabili. Non più progetti pilota che nascono, brillano e muoiono, ma un’infrastruttura permanente che evolve e scala.
Serve poi costruire le competenze. L’AI dialogica richiede professionalità nuove: facilitatori di deliberazione aumentata, architetti di sistemi multi-agente, esperti di governance algoritmica. Vanno formati ora, non tra dieci anni quando la finestra di opportunità sarà chiusa.
Serve produrre evidenza. Pubblicare su riviste internazionali, presentare a congressi mondiali, costruire benchmark che altri Paesi useranno come riferimento. La leadership si conquista anche attraverso la reputazione scientifica.
Serve infine – e questo è forse il punto più difficile – costruire consenso culturale. Spiegare ai cittadini cosa significa l’era dell’oracolo, perché dovrebbero fidarsi di un selftwin, come funziona un parlamento degli advisor virtuali. Non con il linguaggio tecnico degli specialisti, ma con la chiarezza necessaria per il dibattito pubblico.
Il futuro si costruisce oggi
L’incontro con Accoto alla Leopolda non è un evento fine a se stesso. È un passaggio simbolico e sostanziale nella costruzione di quella che potrebbe essere la prossima grande infrastruttura della sanità italiana ed europea: l’infrastruttura predittiva e deliberativa dell’era dell’oracolo.
Il Re Orbo – l’illusione che gli LLM bastino – verrà spodestato. Questo è ormai certo. La domanda è: chi costruirà il nuovo regno? Sarà l’Italia che ha anticipato la visione, o altri che la scaleranno meglio? Saremo noi a esportare il modello Cogi.co nel mondo, o vedremo Google Health o Amazon Care replicarlo su scala globale mentre noi restiamo orgogliosamente pionieri ma irrilevanti?
Accoto ci ha dato la mappa filosofica. Cogi.co ci ha dato la dimostrazione tecnologica. Ora serve la volontà istituzionale di fare il salto. Non come progetto pilota, ma come infrastruttura nazionale. Non come eccellenza isolata, ma come sistema replicabile. Non come intuizione geniale, ma come modello scalabile.
L’invito
Il Forum Leopolda della Salute 2025 sarà il luogo dove queste domande verranno poste apertamente, senza filtri diplomatici o cautele accademiche. Accoto risponderà, provocherà, stimolerà. Ma soprattutto ascolterà. Perché l’intelligenza dialogica inizia dall’ascolto, dalla disponibilità a farsi cambiare l’idea dall’argomento migliore.
Chi lavora in sanità, chi la governa, chi la pensa, chi la studia, chi la vive come paziente o familiare – tutti sono invitati a partecipare a questo confronto simultaneo. Portate le vostre domande, i vostri dubbi, le vostre esperienze. Portate le vostre paure e le vostre speranze.
Perché nel mondo che sta arrivando, la capacità di anticipare vale più della capacità di archiviare. L’Italia lo ha capito prima di altri. Ora deve dimostrarlo. Non con le parole, ma con i fatti. Non con i progetti, ma con i risultati. Non con l’intuizione, ma con il sistema.
Il Re Orbo vacilla sul trono. Il futuro è dialogico, collaborativo, deliberativo. È l’era dell’oracolo, dove gli agenti parlano, decidono, anticipano insieme agli umani. Dove le predizioni diventano infrastruttura. Dove l’intelligenza collettiva viene aumentata, non sostituita.
Questo futuro si costruisce oggi, alla Leopolda. Con Cosimo Accoto. Con tutti noi.
INFO
Forum Leopolda della Salute 2025
Confronto simultaneo con Cosimo Accoto
“Dal Re Orbo all’Era dell’Oracolo: l’AI dialogica che sta trasformando la sanità”
Modalità aperta: domande, obiezioni, dialogo diretto
Portate la vostra esperienza, le vostre domande, le vostre sfide
Perché il futuro della sanità si costruisce insieme, non si subisce separati






















