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Nel Manifesto “La Salute Bene Comune” uno degli elementi che ritengo utile approfondire, tra i tanti presenti, è quello della Innovazione Tecnologica responsabile. Questo è un tema cardine della medicina moderna. L’evoluzione tecnologica è talmente rapida e diffusa che il mancato governo di questo fattore potrebbe portare a conseguenze non più recuperabili, Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale entra a pieno diritto in questa discussione e ne rappresenta un elemento essenziale. L’idea di utilizzare l’intelligenza artificiale e le tecnologie avanzate per potenziare anziché sostituire l’elemento umano è profondamente interessante e al centro di molte discussioni attuali. In questo approccio, le tecnologie sono viste come strumenti che amplificano le capacità, migliorano l’efficienza e consentono nuove forme di espressione e collaborazione.
In ambiti come la medicina, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per analizzare enormi quantità di dati, identificare schemi complessi e supportare i medici nelle diagnosi, ma l’empatia e l’abilità comunicativa del medico e di tutte le professioni sanitarie restano indispensabili per il rapporto con il paziente.
Proprio in questo senso mi sembra interessante approfondire uno dei tanti temi legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in sanità, tralasciando in questo momento le applicazioni che comportano problematiche etiche e di privacy particolarmente rilevanti.
Il tema è quello della facilitazione all’accesso dei servizi e della sburocratizzazione del lavoro del personale sanitario. I pazienti richiedono sempre di più, anche in questo campo, interazioni multi-canale e risposte just in time, una comunicazione costruita sui bisogni a loro comprensibile. I professionisti chiedono una piena ed efficace digitalizzazione dei servizi, in modo da ridurre il loro carico burocratico. Anche le Aziende sanitarie hanno la necessità di integrare i vari servizi e di ragionare in un’ottica di processo. La comprensione e la gestione dei testi anche non strutturati possono facilitare moltissimo qualsiasi richiesta che il cittadino possa esprimere, a prescindere dal mezzo. Anche le capacità informative rispetto alla comprensione che l’IA può avere dei vari siti web o di altro materiale possono fornire alla persona interessata informazioni utili che altrimenti dovrebbe andare a cercare ovunque sul web. Se pensiamo quanto tempo del lavoro del personale sanitario è assorbito in incombenze amministrative possiamo solo immaginare quali potrebbero essere le facilitazioni e lo snellimento di tutta l’attività se almeno parte di queste fosse automatizzata. Ormai è realtà e non più fantasia la possibilità di estrapolare dal colloquio con il paziente durante una semplice visita tutte le informazioni per generare in maniera automatica un referto strutturato, delle prescrizioni specialistiche e delle raccomandazioni, senza che il sanitario debba digitare un solo tasto sul suo PC. Pensiamo solo quanto tempo potrebbe essere recuperato come attenzione verso i problemi clinici del paziente.
Questo tipo di attività, che sembra “banale” rispetto alle molteplici possibilità che l’IA ha come utilizzo in sanità, può rappresentare una risposta concreta, disponibile da subito, per far comprendere ai cittadini e ai professionisti quali siano le potenzialità che la tecnologia oggi ci mette a disposizione. Sta solo a noi, come essere umani, a intraprendere questa filosofia di “potenziamento” piuttosto che “sostituzione” della tecnologia, che non è solo più eticamente responsabile, ma valorizza anche le caratteristiche uniche dell’essere umano, come la capacità di costruire relazioni significative. Allo stesso tempo queste sollecitazioni richiedono una riflessione continua sull’equilibrio tra tecnologia e umanità, per evitare che la dipendenza dalla tecnologia porti a una diminuzione delle competenze umane o a un appiattimento della diversità culturale.
Marco Bosio – Direttore Generale ASST Rhodense
Ambassador della Sanità Italiana

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