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Da alcuni anni il network Grandi Ospedali conferisce il riconoscimento di Ambassador della sanità italiana ad alcuni Direttori Generali di aziende sanitarie italiane che dirigono i migliori ospedali italiani secondo la classifica redatta da Newsweek a livello mondiale. La community degli Ambassador nel tempo si è plasmata mantenendo al proprio interno Direttori Generali che nel frattempo hanno cambiato azienda/attività o accogliendo Direttori Generali che hanno incarichi di rilievo nell’associazionismo di settore. 

Credo che l’esperienza fin qui maturata mostri potenzialità della Community degli Ambassador che può restituire al nostro Sistema sanitario un capitale di esperienza maturata sul campo che ha pochi confronti. Intorno ai temi della sanità si affollano molti esperti, in un ventaglio che va dalla politica al mondo accademico. Gli Ambassador uniscono alla qualifica di esperti il fatto di essersi misurati concretamente con la gestione di una azienda sanitaria. In più dirigere o aver diretto un Grande Ospedale, nella accezione data da Newsweek, fornisce un osservatorio di buone pratiche, di esperienze, di innovazioni su cui sarebbe bene effettuare una capitalizzazione. 

Ci sono diversi ambiti in cui la Community degli Ambassador può rappresentare un valore aggiunto per il nostro sistema sanitario, da quello più classico della formazione in cui proporre alle agenzie formative o direttamente alle Aziende sanitarie attività di docenza e testimonianze su esperienze significative, a quello più innovativo che potrebbe essere individuare un programma di mentorship nei confronti di colleghi che iniziano l’attività di Direttore Generale e che desiderano, in un ambiente neutro e “tra pari”, confrontarsi con chi magari ha già fatto esperienze simili nel suo percorso professionale. 

Vorrei aggiungere che la Community può esercitare la “rappresentanza” di un punto di vista diverso da quello associazionistico, sindacale, accademico, di categoria. La Community può essere un interlocutore qualificato per chi ha potere di programmazione e decisione in materia sanitaria, sia a livello nazionale che regionale. L’esperienza degli Ambassador può offrire spunti interessanti a chi si accinge a varare una norma che avrà delle ricadute concrete e che spesso solo chi ha responsabilità diretta nella gestione sul campo può valutare pienamente. A titolo esemplificativo penso al recente florilegio di provvedimenti sui tempi di attesa che attraverso iniezioni di risorse economiche hanno fatto aumentare l’offerta, e di conseguenza la domanda di prestazioni sanitarie, fatto che sembra andare in direzione opposta alla richiesta di strumenti per la valutazione dell’appropriatezza che chi lavora sul campo chiama a gran voce. 

In definitiva ritengo che gli Ambassador possono mettere a disposizione una voce autorevole nel dibattito sanitario, come già avviato a Firenze nel novembre 2024 con la sottoscrizione del Manifesto “La salute bene comune”. Una autorevolezza da riconoscere non in quanto atto dovuto, ma perché conquistata sul campo da una generazione di manager chiamata a compiti estremamente sfidanti.

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