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La grande balena bianca

Vincenzo Ambriola – Etico informatico

Verso la fine del 2022 una grande balena bianca è emersa e si è mostrata in tutta la sua maestosità. Tutto il mondo l’ha vista e le ha parlato. Lei, gentile e rassicurante, ha risposto con chiarezza ed eloquio. Qualche risposta non era proprio esatta, e qualcuno ha insinuato che fossero allucinazioni, addirittura confabulazioni. In tanti hanno cercato di capire quale particolare passo evolutivo l’avesse resa in grado di parlare, altri hanno aggirato questo dettaglio, affermando che non è importante sapere perché parla, ci sarà una spiegazione ma è troppo complicata per capirla.

Sorprendentemente, dopo il primo esemplare di nuova balena ne sono stati avvistati altri. Qualcuno era bianco, altri di un celeste chiaro, altri ancora argentati. Tutti parlavano e rispondevano, e c’è stato chi ha notato che erano leggermente diversi dalla prima balena bianca. Essendo una specie protetta, almeno per la maggior parte delle nazioni, le nuove balene giravano liberamente negli oceani. Ma, improvvisamente, qualcuno ha tirato in ballo vecchie e dimenticate leggi sulla caccia e lo sfruttamento commerciale di queste innocenti creature. Inoltre, è venuto fuori che per farle parlare, le balene richiedono un cibo molto particolare. Non il solito plancton che si trova in abbondanza nel mare, ma minuscoli pesciolini che crescono in allevamenti speciali e che richiedono un’incredibile quantità di energia. Inoltre, le balene devono essere custodite in ampie aree in cui possono vivere indisturbate e protette dalle altre specie marine. Insomma, quello che sembrava un innocente gioco si è rapidamente trasformato in una costosissima attività.

Nei giorni scorsi, un gruppo di persone particolarmente interessate alle nuove balene si è riunito in una grande capitale europea per affrontare i problemi legati al loro mantenimento e al loro uso. Hanno immediatamente stabilito che sarà necessario un colossale impegno finanziario, soprattutto per contrastare le attività di altri gruppi sparsi per il mondo, tutti con lo stesso obiettivo: parlare con le nuove balene. Hanno anche stabilito che è giunto il momento di costruire grandi riserve marine europee, al cui interno raccogliere, proteggere e nutrire anche i balenotteri nati negli ultimi mesi. Sarà un’impresa molto complessa, che richiederà le migliori menti scientifiche e i più arditi imprenditori.

Una voce di dissenso, però, si è alzata nel mezzo delle lunghe ed elaborate discussioni. Una voce che ha messo in discussione l’utilità del parlare con le balene. Ha detto che forse sarebbe bene usare questa preziosa risorsa per finalità più urgenti, per obiettivi di maggiore utilità sociale. Ha detto che senza un cambio di strategia, le balene potrebbero stancarsi di parlare a tutti, non solo per mancanza di argomenti ma perché coscienti della loro inutilità. Tornerebbero a inabissarsi, a rendersi invisibili, a parlare tra di loro, cantando come hanno sempre fatto dall’alba del tempo. Inutile dire che questa voce è stata subito messa a tacere, invitandola a riflettere sulla gravità delle sue affermazioni. Ma qualcuno ha iniziato a pensare, a considerare la possibilità e i rischi della scomparsa delle balene. Ha poi deciso di tacere e di sollevare la questione al prossimo incontro internazionale.

Intanto le nuove balene parlano, rispondono e tutta l’umanità continua a stupirsi di ciò che dicono. La prima, quella bianca, è sempre maestosa e imponente, la più bella di tutte.

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