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Il recente rapporto di Mario Draghi certifica la crisi in cui versa dell’Europa e ipotizza ingenti investimenti affinché il continente possa tornare competitivo con gli USA e Cina. Se ciò non avverrà, l’Europa sperimenterà un doloroso declino che decreterà un abbassamento degli obiettivi sociali, di benessere delle persone, di qualità del futuro.

Draghi indica alcune direttrici di investimento, alcune di razionalizzazione con potenziali moltiplicatori, altre di tipo geo-strategico finalizzate a raggiungere una maggiore autonomia dalle altre potenze globali.

Da queste linee guida si deducono alcuni aspetti che riguardano il settore della salute:

Le sfide principali identificate da Draghi sono:

  1. Un preoccupante calo della crescita economica rispetto a competitor come Stati Uniti e Cina. Negli ultimi 20 anni si è aperto un ampio divario di PIL tra UE e USA, dovuto principalmente a una più marcata frenata della crescita della produttività in Europa.
  2. Un significativo ritardo nell’innovazione e nell’adozione di nuove tecnologie, soprattutto nel settore digitale. Solo 4 delle prime 50 aziende tech mondiali sono europee.
  3. Costi energetici elevati che minano la competitività delle imprese. Le aziende UE pagano prezzi dell’elettricità 2-3 volte superiori a quelli USA.
  4. Carenza di manodopera specializzata in settori strategici, con circa un quarto delle aziende europee che fatica a trovare lavoratori con le competenze adeguate.
  5. Mancanza di una vera capacità di difesa comune europea, con una spesa militare frammentata e poco efficiente.

Secondo Draghi, queste sfide rappresentano una minaccia “esistenziale” per il modello sociale ed economico europeo se non affrontate con urgenza e determinazione Per invertire questo trend di declino, il rapporto propone un massiccio piano di investimenti aggiuntivi, stimati in 750-800 miliardi di euro all’anno (circa il 5% del PIL UE). Questi investimenti dovrebbero concentrarsi su:

  • Innovazione e ricerca, soprattutto nelle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale
  • Transizione verde e decarbonizzazione dell’economia
  • Potenziamento delle infrastrutture energetiche e digitali
  • Formazione e riqualificazione della forza lavoro
  • Rafforzamento della capacità di difesa comune

Si tratta di un impegno finanziario senza precedenti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per fare un confronto, gli investimenti aggiuntivi del Piano Marshall tra il 1948 e il 1951 ammontavano a circa l’1-2% del PIL annuo dei paesi beneficiari.

Draghi sottolinea che senza questo drastico cambio di rotta, l’Europa sarà costretta a scegliere tra prosperità economica, sostenibilità ambientale e autonomia strategica, non potendo più garantirle tutte insieme. È quindi una sfida esistenziale che richiede un’azione coordinata e ambiziosa a livello europeo per evitare un “declino graduale e doloroso” del continente.

Implicazioni per il settore della Salute

Dall’analisi del rapporto Draghi sulla competitività europea, si possono dedurre alcuni punti rilevanti per il settore della salute, anche se il documento non si concentra specificamente su questo ambito:

  1. Innovazione e ricerca: Il rapporto sottolinea l’importanza di colmare il divario di innovazione con Stati Uniti e Cina. Questo si applica anche al settore sanitario e farmaceutico, dove l’Europa deve aumentare gli investimenti in R&S per rimanere competitiva.
  2. Digitalizzazione: Viene evidenziata la necessità di accelerare la digitalizzazione in tutti i settori. Per la sanità, questo potrebbe tradursi in un maggiore utilizzo di telemedicina, cartelle cliniche elettroniche e analisi dei big data sanitari.
  3. Regolamentazione: Il rapporto critica l’eccessiva burocrazia e regolamentazione in Europa. Nel settore sanitario, questo potrebbe implicare la necessità di semplificare le normative per le sperimentazioni cliniche e l’approvazione di nuovi farmaci e dispositivi medici.
  4. Competenze e formazione: Si enfatizza l’importanza di sviluppare competenze avanzate. Per la sanità, ciò potrebbe significare investire nella formazione di professionisti sanitari su nuove tecnologie e approcci innovativi.
  5. Collaborazione pubblico-privato: Il rapporto suggerisce di migliorare la collaborazione tra settore pubblico e privato. Nel campo sanitario, questo potrebbe tradursi in partnership più strette tra università, ospedali e aziende farmaceutiche/biotecnologiche.
  6. Finanziamenti: Si evidenzia la necessità di aumentare gli investimenti in settori strategici. La sanità, essendo un settore chiave, potrebbe beneficiare di maggiori finanziamenti sia pubblici che privati.
  7. Mercato unico: Il rapporto sottolinea l’importanza di completare il mercato unico europeo. Per la sanità, ciò potrebbe implicare una maggiore integrazione dei sistemi sanitari nazionali e una più facile circolazione di professionisti, pazienti e dati sanitari all’interno dell’UE.
  8. Autonomia strategica: Si parla di ridurre le dipendenze esterne in settori critici. Nel campo sanitario, questo potrebbe tradursi in sforzi per aumentare la produzione europea di farmaci, dispositivi medici e materie prime farmaceutiche.

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