In un efficiente ospedale del Nord Italia, un’analisi condotta nel 2024 ha rilevato che la sola preparazione manuale delle terapie orali per i 56 pazienti ricoverati nel reparto di medicina impegna quotidianamente 14 ore di lavoro infermieristico — equivalenti a quasi due unità di personale a tempo pieno dedicate a operazioni ripetitive, di basso valore assistenziale e ad alto rischio di errore.

È ormai fuori discussione che l’automazione della preparazione e somministrazione delle terapie rappresenti un pilastro dell’efficienza nella micrologistica del farmaco. Le evidenze scientifiche confermano che la robotizzazione dei processi riduce gli errori di allestimento e somministrazione fino al 70% (De Vito et al., Pharmacy Practice, 2022), e ottimizza l’uso del tempo infermieristico liberando risorse preziose da riallocare all’assistenza diretta. Tuttavia, limitare la riflessione alla sola dimensione del rischio significa non cogliere l’intera portata del problema.

L’arretratezza con cui, ancora oggi, vengono preparate le terapie in molte strutture sanitarie complesse non è soltanto un fattore di rischio clinico: è una criticità economica e organizzativa strutturale. Decine di ore di personale qualificato vengono impiegate quotidianamente in operazioni a basso valore aggiunto — conteggi, frazionamenti, etichettature manuali — che sottraggono tempo alla relazione di cura, incidendo sull’umanizzazione dell’assistenza e sulla qualità percepita dai pazienti.

A ciò si aggiunge un tema spesso trascurato: la dispersione del farmaco. Studi internazionali documentano una differenza significativa tra il farmaco acquistato e quello effettivamente somministrato al paziente. In ambito ospedaliero, le perdite complessive possono superare il 20% del valore iniziale (BMJ, 2023; JOPPP, 2019). È un margine che rappresenta, di fatto, una fonte di inefficienza sistemica: risorse economiche e terapeutiche che scompaiono nel passaggio tra magazzino e letto del paziente, senza produrre valore clinico.

In questo scenario, l’automazione non è una scelta tecnologica, ma una condizione abilitante per la sostenibilità. I sistemi robotici di nuova generazione, integrati con piattaforme digitali interoperabili, consentono una tracciabilità totale del farmaco lungo tutto il ciclo terapeutico. I modelli che evitano il passaggio alla dose unitaria e consentono la produzione just in time, eliminano l’obbligo di destinazione di vaste aree allo stoccaggio delle monodosi, e consentono di seguire con massima aderenza le variazioni terapeutiche dei reparti a maggior tasso di modifica terapia.

L’automazione della micrologistica, se correttamente implementata, genera tre effetti convergenti: riduzione del rischio clinico, ottimizzazione delle risorse e recupero del tempo professionale. È una leva di clinical governance tanto quanto di economic sustainability. La digitalizzazione dei flussi consente inoltre di monitorare i consumi reali, ridurre le scorte e alimentare sistemi predittivi di approvvigionamento, con un impatto diretto sulla spesa farmaceutica e sull’impronta ambientale.

Ma il valore più profondo di questa trasformazione è umano. Automatizzare significa restituire agli operatori il tempo della cura, spostando l’attenzione dal gesto tecnico alla relazione terapeutica. È qui che l’efficienza incontra l’etica: nell’idea che la tecnologia non sostituisca l’uomo, ma lo metta nelle condizioni di esercitare appieno la propria competenza e responsabilità professionale.

Il futuro della micrologistica del farmaco non dipende più dall’innovazione tecnologica, ma dalla capacità del sistema sanitario di adottarla in modo strategico, integrato e sostenibile. L’automazione non è solo la risposta a un problema operativo: è un investimento strutturale per un sistema più sicuro, più efficiente e, soprattutto, più umano.

A cura di SINTESIA Srl – Divisione Innovazione e Automazione del Farmaco
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Startup innovativa italiana specializzata in soluzioni robotiche e digitali per la gestione automatizzata della terapia personalizzata e la sicurezza del farmaco.