Formazione e certificazione delle competenze: una risposta alla sfida della formazione adeguata

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13 Dicembre 2024

di Camilla Giovannini

Nel contesto delle professioni sanitarie, la formazione continua è essenziale per garantire che i professionisti siano sempre aggiornati e pronti ad affrontare le sfide quotidiane. Tuttavia, come ha sollevato una collega infermiera che lavora nella COT (continuità assistenziale territoriale), spesso le opportunità di formazione disponibili non sono adeguate a migliorare concretamente le competenze specifiche richieste nel suo ruolo. La difficoltà di trovare corsi pertinenti, ben strutturati e realmente utili in un settore in continuo cambiamento come quello sanitario è una preoccupazione condivisa da molti professionisti.

Questa situazione è legata a una questione più ampia e complessa: in un sistema in continua evoluzione, che muta costantemente a causa di nuovi protocolli, tecnologie e metodologie di cura, non è semplice garantire una formazione che soddisfi in maniera completa ed esaustiva le necessità pratiche e teoriche degli operatori sanitari. I programmi di formazione spesso sono generici, frammentati, o non riescono ad adattarsi tempestivamente ai cambiamenti del contesto lavorativo, rischiando di lasciare i professionisti in una condizione di inefficienza e disallineamento rispetto alle richieste concrete del loro lavoro.

Se però ci fosse un impegno concreto da parte delle aziende sanitarie nell’organizzazione e nella strutturazione dei sistemi formativi, attraverso l’adozione di un sistema di certificazione delle competenze, si potrebbe creare un meccanismo di aggiornamento continuo e mirato che spingerebbe inevitabilmente a una formazione più precisa e allineata alle reali esigenze del contesto lavorativo. La certificazione delle competenze, infatti, non solo attesta e convalida i livelli di competenza raggiunti da ciascun professionista, ma impone anche un obbligo di aggiornamento e di mantenimento delle competenze nel tempo.

Questo tipo di sistema non si limiterebbe a una mera acquisizione di crediti ECM (Educazione Continua in Medicina) o a una formazione teorica scollegata dalla pratica quotidiana. Al contrario, incentivando le strutture sanitarie a progettare percorsi formativi basati su standard concreti e misurabili, le certificazioni delle competenze potrebbero diventare il punto di riferimento per sviluppare programmi formativi personalizzati, mirati non solo a soddisfare requisiti normativi, ma anche a rispondere alle specifiche esigenze del lavoro quotidiano di ciascun professionista.

Investire nella certificazione delle competenze implicherebbe un ripensamento fondamentale dei programmi formativi, portando a un’integrazione più forte tra la formazione teorica e l’esperienza pratica. In questo modo, si creerebbero percorsi di crescita professionale che rispondano alle dinamiche reali del lavoro, migliorando l’efficacia delle prestazioni e la qualità dell’assistenza fornita ai pazienti.

In definitiva, se le aziende e le strutture sanitarie fossero incentivate a investire nella certificazione delle competenze, sarebbe possibile risolvere parte dei problemi legati alla formazione degli operatori sanitari. Un sistema che “obbliga” a mantenere e aggiornare costantemente le competenze non solo favorirebbe una cultura dell’apprendimento continuo, ma garantirebbe anche che la formazione risponda in modo più concreto e immediato alle necessità dei professionisti, come nel caso dell’infermiera che lavora nella COT, che cerca corsi mirati e realmente utili. In un contesto come quello sanitario, dove ogni giorno si prendono decisioni critiche, avere competenze continuamente aggiornate è la chiave per migliorare la qualità dell’assistenza e l’efficacia del sistema nel suo complesso.

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