Intelligenza artificiale e intelligenza umana

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4 Luglio 2024

di Elio Borgonovi

Con l’avvento di ChatGPT nel novembre 2022 anche nel sistema di tutela della salute è entrato di prepotenza il tema del ruolo dell’intelligenza artificiale nei processi di diagnosi e cura. Più che discutere sulla potenziale funzione sostitutiva o aumentativa dei professionisti della salute, si ritiene utile proporre ai Lettori una riflessione sul ruolo strategico delle persone. Infatti, esso può essere ricondotto a una serie di elementi.

In primo luogo, perché medici, infermieri, tecnici, OS e altri professionisti sono in grado di contestualizzare le conoscenze, acquisite tramite canali tradizionali e derivanti da sistemi di IA generativa, machine learning, deep computing e quelli del prossimo futuro. Interagendo direttamente con i pazienti possono percepire e comprendere meglio le loro problematiche di salute e proporre diagnosi e terapie nel modo che essi ritengono più efficace e maggiormente convincente. Le intelligenze artificiali propongono diagnosi e terapie in termini “razionali, astratti e anonimi”, mentre le persone possono trasmettere le conoscenze in termini personalizzate.

In secondo luogo, perché è sempre valido il principio secondo cui “il tempo della relazione è tempo di cura”. Nonostante le previsioni di chi ha una fede assoluta nella scienza e nella tecnologia (definiti da qualcuno tecno fans o nuove vestali dell’era moderna), secondo i quali in futuro potranno esistere robot e sistemi di intelligenza artificiale in grado di interagire con le persone, sono convinto che per ora le relazioni fondamentali sono quelle che si stabiliscono tra persone. Già ora robot e i sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di interagire tra loro perché hanno lo stesso linguaggio, si scambiano informazioni con gli stessi codici, selezionano in modo “razionale” i tipi di messaggi da scambiare. È meno probabile che robot e intelligenze artificiali possano produrre, nel bene e nel male, le relazioni tra persone.

In terzo luogo, perché l’intelligenza delle persone è un mix di razionalità, emozioni, passioni, intuito, cultura, genetica. Quindi l’intelligenza umana è multidimensionale e, almeno per ora e probabilmente per lungo tempo, difficilmente riproducibile, nonostante i progressi delle neuro scienze.

In quarto luogo, perché nelle persone risiede la conoscenza implicita, mentre i sistemi di intelligenza artificiali sono l’esaltazione all’ennesima potenza della conoscenza esplicita. Il beato, futuro santo patrono di internet, Carlo Acutis ha esplicitato i presupposti della differenza tra intelligenza umana e artificiale, quando ha affermato che “ognuno di noi nasce unico, la maggior parte muore fotocopia”. Le persone possono decidere di nascere e morire unici, mentre le intelligenze artificiali possono essere riprodotte e, anche quando sono autoprogrammate, tendono a generare fotocopie di sé stessi.

In conclusione, i pazienti possono stare tranquilli fino a quando medici, infermieri, tecnici, OS, ecc. continueranno ad esser convinti di essere insostituibili per quanto riguarda la personalizzazione dell’assistenza.

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