Condividi questa storia!

Scarica l’app MyMagazine!

La trasmissione “Far West” andata in onda domenica 13 giugno su Rai 3, condotta dal giornalista Salvo Sottile, ha messo in luce un problema estremamente grave e urgente per la sanità italiana: le infezioni ospedaliere che colpiscono i pazienti durante il ricovero.

Attraverso testimonianze toccanti di pazienti che hanno subito gravi complicazioni dopo aver contratto infezioni da batteri antibiotico-resistenti in ospedale, il programma ha evidenziato l’enorme impatto sulla salute e sulla qualità di vita delle persone. Casi come quelli di Rosario, entrato per un semplice intervento alla colonna vertebrale e uscito con una grave infezione da stafilococco aureo, o di Walter, agricoltore che non può più lavorare adeguatamente a causa di un’infezione contratta in sala operatoria.

I dati sono allarmanti: in Italia l’8% dei ricoveri ospedalieri per cause non infettive sviluppa complicanze infettive, per un terzo dovute a batteri multiresistenti. Nel 2022 ci sono stati circa 10.000 morti per infezioni non più sensibili agli antibiotici, un terzo del totale europeo. Si tratta di una vera e propria pandemia silenziosa.

È ora che la direzione delle strutture sanitarie affronti questo tema come priorità assoluta. Sono in gioco non solo considerazioni etiche per la tutela dei pazienti, ma anche implicazioni legali e di immagine per gli ospedali. Esistono soluzioni applicabili da subito per prevenire le infezioni, a partire da una maggiore attenzione all’igiene, alla sterilizzazione degli strumenti e all’organizzazione interna.

In particolare, è fondamentale focalizzarsi sulla decontaminazione ambientale di sale operatorie e terapie intensive, luoghi critici dove i pazienti sono più vulnerabili. Oltre il 40% delle infezioni è infatti causato da contaminazioni ambientali, che possono essere veicolate dal personale. Sarebbe auspicabile introdurre una certificazione “infectionfree” per garantire che questi ambienti siano realmente sterili e sicuri.

Protocolli rigorosi di pulizia e disinfezione, verifiche periodiche con tamponi ambientali, formazione continua del personale sulle corrette procedure igieniche sono misure da implementare con urgenza. Investire nella prevenzione delle infezioni ospedaliere significa non solo salvare vite umane, ma anche ridurre i costi sanitari e sociali di complicanze che si possono evitare.

Non si può più rimandare un intervento deciso su questo fronte. Le autorità sanitarie, i vertici ospedalieri, il personale medico e infermieristico sono chiamati ad una presa di coscienza e ad un impegno concreto per garantire a tutti i pazienti cure sicure e di qualità. La salute non può essere messa a rischio proprio nei luoghi deputati a proteggerla.