In rotta verso l’ospedale del futuro

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Parlare di futuro è una piacevole esercitazione che però richiede un minimo di disciplina: il principio generale cui attenersi è l’evitare di farsi trascinare dalla fantasia, riuscendo a interpretare correttamente le linee che congiungono il presente col domani e col dopodomani.

Parlare di ospedale del futuro è un lavoro impegnativo, che non può prescindere da una lettura approfondita delle linee di evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale.

“Cambierà tutto” è l’espressione che sintetizza tutto ciò che ci aspetta per i prossimi 3-5 anni e che produrrà una vera e propria trasformazione del SSN i cui effetti si manifesteranno per i decenni a venire.

Il Covid-19 ha contribuito ad accelerare un processo già in atto, amplificando i segnali di “scricchiolio” già evidenti da qualche anno e la consapevolezza di tutti gli stakeholder – a partire dalla politica – di quanto un semplice “tagliando di manutenzione” non sia sufficiente a risolvere una quantità di problemi stratificati nel tempo.

Parallelamente, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha assegnato alla Sanità un tesoretto piuttosto consistente, il cui utilizzo potrà alimentare questo processo di radicale trasformazione del SSN in tutti i suoi aspetti.

Tornando all’ospedale del futuro, qualsiasi ragionamento non può che partire da quello che è l’architrave della riforma introdotta dal DM 77, con particolare riferimento all’istituzione delle nuove strutture sanitarie territoriali.

Nella misura in cui, a regime “post 77”, l’ospedale diventerà sempre di più il luogo dell’alta e altissima intensità di cura, esso si trasformerà radicalmente persino per quanto riguarda la sua morfologia e la sua articolazione strutturale e funzionale.

L’ospedale del futuro sarà inevitabilmente un concentrato di tecnologie, ma a pensarci bene è sempre stato così. La differenza sta nel fatto che oggi le tecnologie disponibili sono molte di più: praticamente ogni giorno l’industria “sforna” nuovi prodotti e nuove soluzioni (basti pensare alla chirurgia robotica, all’informatica sanitaria, alle apparecchiature per la diagnostica) ed è quasi impossibile, per le amministrazioni pubbliche, tenere il passo di questa continua evoluzione.

L’ospedale del futuro sarà, in estrema sintesi, un concentrato di novità sotto parecchie dimensioni:

  • la collocazione urbanistica: si abbandoneranno progressivamente le collocazioni nelle zone centrali delle città, privilegiando luoghi decentrati (ma comunque vicini alle grandi arterie stradali) e immersi nel verde.
  • la destinazione d’uso: i grandi complessi ospedalieri potranno agevolmente “ospitare” strutture territoriali quali le case e gli ospedali di comunità e le COT, avendo cura (come prescrive la legge) di mantenere rigorosamente separate le rispettive gestioni.
  • l’intensità di cura: in funzione di quanto enunciato al punto precedente, l’ospedale “in quanto edificio o complesso di edifici” erogherà prestazioni a intensità di cura differenziata. L’unità “core” dell’ospedale si concentrerà sull’alta e altissima intensità di cura, delegando tutte le altre prestazioni alle strutture “ospiti”.
  • la morfologia e l’architettura: seguendo il trend già avviato, i nuovi ospedali recupereranno il modello “a padiglioni” articolati per intensità di cura.
  • le tecnologie sanitarie: i robot, i carrelli a guida autonoma, i droni per il trasporto interno, le sale operatorie di nuova concezione, le terapie intensive ad assetto variabile, gli armadi farmaceutici “intelligenti”, le soluzioni di queue management e digital signage, le soluzioni di localizzazione e tracciamento, ecc.
  • le tecnologie informatiche e telematiche: la telemedicina, i sistemi informativi ospedalieri di ultima generazione, le applicazioni di intelligenza artificiale, ecc.
  • la razionalizzazione dei servizi comuni: le unità operative quali ad esempio i laboratori di analisi, le radiologie, la farmacia interna, e così via, saranno messe in comune con le strutture a bassa intensità di cura dislocate all’interno dell’edificio ospedaliero o ad esso contigue.

Molti cambiamenti, quindi, e non solo sotto l’aspetto delle tecnologie e dell’organizzazione dei processi. Naturalmente, non è la prima volta che l’ospedale “cambia la sua pelle”: è successo spesso in passato, e continuerà a succedere. I fatti che generano e condizionano l’evoluzione sono riconducibili ad alcuni driver principali:

  • le grandi mutazioni epidemiologiche, l’avvento di nuove patologie e il debellamento di altre;
  • le grandi mutazioni sociali: l’inurbamento, l’accorciarsi delle distanze fra nazioni e continenti, il progressivo miglioramento delle condizioni generali di vita;
  • il progresso scientifico, la costante affermazione di nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche, l’avvento di nuovi farmaci sempre più “potenti e mirati”;
  • il progresso tecnologico, con la conseguente diffusione di soluzioni innovative.

È utile, al fine di meglio comprendere le direttrici di questa vera e propria mutazione prossima ventura, partire dal passato, ripercorrendo brevemente la storia dell’ospedale in quanto “edificio” e in quanto “funzione”, partendo dagli albori.

Questa rubrica “L’Ospedale del Futuro” nasce all’interno del Progetto “Grandi Ospedali” con l’obiettivo di fornire spunti per un dibattito tra addetti ai lavori sugli importanti cambiamenti che ci attendono.