Noi professionisti della sanità siamo così concentrati sulla singola persona che abbiamo davanti nel desiderio di capire cosa ha che non va e in quale modo possiamo intervenire, che trascuriamo quale grande problema sia quell’altra persona, quella che non vediamo perché non sarà in grado di arrivare fino a noi e non riceverà cure adeguate.
I fattori che influenzano l’accesso alle cure sono tanti: difficoltà nell’accedere, difficoltà nell’essere accettati per indisponibilità di strutture e processi di cura, valutazioni più o meno congrue di appropriatezza e sostenibilità
Se è vero che larga parte della domanda di cure viene dalle persone che presentano stati di comorbidità, allora è bene ricordare anche che il livello di carico di comorbidità è maggiore nella sottopopolazione caratterizzata da bassi titoli di studio e difficoltà economiche. Quindi che chi avrebbe più bisogno ha anche maggiori difficoltà di accesso.
Sempre più chi può permetterselo sceglie di curarsi pagando di tasca propria. Tra le famiglie più abbienti, quelle che ricorrono a spese sanitarie private, superano l’80 per cento. Sembra però che anche chi non potrebbe ricorra alla sanità privata dal momento che tra le famiglie meno abbienti la quota di chi rinuncia all’offerta pubblica raggiunge il 60 per cento. In particolare, spendono per la salute le coppie anziane over 75 e le famiglie con tre o più figli.
Le diseguaglianze
Se si considera il quinto più povero della popolazione, la spesa sanitaria catastrofica può essere da 2 a 5 volte superiore alla media nazionale. Ciò significa che le persone più povere sono quelle che hanno maggiori probabilità di soffrire le maggiori difficoltà finanziarie.
Le spese sanitarie catastrofiche vengono sostenute dal 2,8 per cento delle famiglie residenti (731.489 nuclei), un dato in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al 2019. Il Mezzogiorno continua a essere il più colpito: 4,7 per cento delle famiglie, in aumento di 1 punto percentuale nell’ultimo anno.
Le famiglie più esposte al rischio di spese “catastrofiche” sono quelle degli anziani over 75 (soli o in coppia) e le coppie con tre o più figli minorenni: in queste ultime, in particolare, pesano le cure odontoiatriche.
La pandemia ha peggiorato la situazione per molti, creando enormi arretrati che possono costringere le persone a ricorrere a prestazioni sanitarie a pagamento. OMS/Europa esorta quindi i paesi a fare 5 scelte politiche per migliorare la protezione finanziaria dei propri cittadini e mantenere la loro fiducia nelle istituzioni sanitarie:
- La copertura finanziaria dovrebbe essere garantita con la spesa pubblica per far sì che non vi siano gravi carenze di personale sanitario, lunghi tempi di attesa per le cure e spese dei privati cittadini.
- Il diritto all’assistenza sanitaria dovrebbe rimanere svincolato dal pagamento di eventuali assicurazioni e/o fondi sanitari.
- Eventuali co-pagamenti (i “ticket”) dovrebbero essere applicati con parsimonia e concepiti in modo tale che le persone a basso reddito o con malattie croniche siano automaticamente esentate.
- La copertura delle cure primarie dovrebbe includere l’intero trattamento, non solo la consultazione e la diagnosi.
- I rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti privi di documenti dovrebbero avere diritto alle stesse prestazioni degli altri residenti, senza ostacoli amministrativi all’accesso ai diritti.
La fiducia
La fiducia è il collante che tiene insieme le nostre società, compresi i nostri sistemi sanitari. La sfiducia nelle istituzioni e nei politici sta crescendo, con un conseguente impatto sui nostri sistemi sanitari. Sempre più spesso, le persone non si fidano del fatto che i servizi sanitari forniranno loro quanto necessario.
Gli operatori sanitari stanno perdendo fiducia sulla capacità del sistema di aver “cura” di loro e di essere in grado di valorizzarli e ciò sta determinando scioperi e azioni sindacali in vari paesi europei.
Per la prima volta nella storia del servizio sanitario nazionale, il settore pubblico non è più la prima scelta dei professionisti.
Molti giovani, sempre meno disposti ad accettare condizioni di lavoro dure e poco gratificanti, preferiscono andare all’estero o lavorare come liberi professionisti. Oltre il 40 per cento dei medici si dichiara non soddisfatto della propria situazione professionale. Ancora più grave è il fenomeno per gli infermieri. Osserviamo una forte carenza di vocazioni. Le nuove leve sono in numero molto inferiore rispetto agli altri Paesi europei. Ai test di ingresso per la laurea in infermieristica
hanno preso parte 22.957 candidati per 20.059 posti, con un rapporto domande/posti pari a 1,1.
Anche i politici, magari senza dichiararlo esplicitamente, non si fidano del tutto che il sistema sanitario sia capace di riformarsi di fronte alle nuove sfide (ad esempio, sfruttando le innovazioni digitali) o di affrontare le questioni che destano preoccupazione (ad esempio, il rapido invecchiamento della popolazione).
La fiducia è alla base di un sistema sanitario ben funzionante e svolge un ruolo cruciale per far sì che servizi sanitari efficaci e di alta qualità vengano erogati. La fiducia è essenziale sia perché le politiche governative finanzino convintamente il sistema sanitario, sia nei frangenti nei quali si chiedono ai cittadini contributi ulteriori a fronte di aumenti di spesa non programmati.
Aumentare la fiducia nel sistema sanitario pubblico richiede sforzi coordinati e una serie di azioni mirate per affrontare le preoccupazioni e le percezioni negative. Le strategie che potrebbero essere adottate sono molteplici e sinergiche, tra queste ricordiamo:
- La comunicazione trasparente — Fornire informazioni chiare e accessibili sulla qualità dei servizi sanitari, le politiche di sicurezza e gli standard di cura. Comunicare appropriatezza apertamente sugli errori e sulle azioni correttive adottate, dimostrando responsabilità e impegno per il miglioramento continuo.
- Il coinvolgimento della comunità — Coinvolgere attivamente la comunità nelle decisioni relative alla salute pubblica. Creare spazio di partecipazione per ascoltare i bisogni e le preoccupazioni della popolazione. Organizzare incontri pubblici, forum e tavoli di discussione per favorire il dialogo tra i cittadini e i responsabili del sistema sanitari e progettare insieme soluzioni.
- Il monitoraggio della qualità — Implementare programmi di monitoraggio della qualità per garantire che gli standard sanitari siano rispettati. Pubblicare regolarmente rapporti sulla qualità dei servizi e sulle misure adottate per migliorarli. Coinvolgere organizzazioni indipendenti per valutare la qualità dei servizi e condividere pubblicamente i risultati.
- La trasparenza finanziaria — Fornire informazioni trasparenti sui finanziamenti del sistema sanitario pubblico, mostrando come vengono utilizzati i fondi pubblici per migliorare la qualità dei servizi. Evitare pratiche finanziarie opache e garantire la responsabilità nella gestione delle risorse.
- La risposta efficace alle crisi — Prepararsi a gestire crisi sanitarie in modo rapido ed efficace. Dimostrare leadership competente e comunicare tempestivamente con il pubblico durante situazioni di emergenza.
È indispensabile però riconoscere che i medici, gli infermieri e tutti i professionisti sanitari direttamente a contatto col le persone, pazienti e cittadini, giocano un ruolo fondamentale nel contribuire ad aumentare la fiducia nel sistema sanitario pubblico. Questa consapevolezza richiede sia che tale ruolo venga riconosciuto da chi dirige le aziende sanitarie, e con convinzione e che diventi anche una chiara assunzione di responsabilità.
I professionisti sanitari possono fare significative azioni di “advocacy” per il sistema sanitario pubblico, prima fra tutte:
- sostenere pubblicamente il sistema sanitario pubblico e spiegare i benefici di un accesso equo e universale ai servizi sanitari.
- partecipare a discussioni pubbliche e difendere l’importanza del finanziamento adeguato del sistema sanitario.
Implementare queste strategie richiede tempo e sforzi ma è in grado di costruire una fiducia più solida della comunità nei confronti del sistema sanitario pubblico. Medici e infermieri possono contribuire significativamente a costruire fiducia nel sistema sanitario pubblico attraverso una pratica clinica centrata sul paziente, la promozione della prevenzione e la partecipazione attiva nella comunità. Le loro leadership e advocacy sono fondamentali per creare un ambiente in cui i pazienti si sentono sostenuti e sono fiduciosi nel sistema sanitario.
Questo ruolo deve anche essere chiaramente riconosciuto, considerato ed apprezzato nelle organizzazioni nelle quali lavorano e da chi le dirige. Ci sono stati in passato casi di sottovalutazione di questa opportunità, talvolta anche di sottile ed arrogante disprezzo. Manifestazioni di una cultura manageriale “primitiva” che sembra ormai essersi evoluta verso modalità più adatte al contesto contemporaneo e ci auguriamo quindi che appartengano al passato.