Il recente post di Nicola Montano, Professore all’Università degli Studi di Milano, ha riacceso il dibattito sulla crisi del sistema sanitario pubblico italiano.
In questo post LinkedIn [Vai al post] Montano sottolinea tre aree principali su cui intervenire: maggiori finanziamenti, aumento dei posti letto e rimotivazione del personale sanitario. Tuttavia, come giustamente afferma, “Senza una visione a lungo termine e un impegno concertato, rischiamo di perdere ulteriormente il terreno che abbiamo già ceduto.”
Un articolo de La Repubblica dipinge un quadro allarmante: negli ultimi vent’anni, l’Italia ha perso 50.000 posti letto pubblici, mentre le strutture private continuano a crescere. In Lombardia, metà delle cure vengono ormai erogate da cliniche private come il Gruppo San Donato. Questo fenomeno mina i principi fondanti di equità e universalità delle cure del Servizio Sanitario Nazionale.
Alcuni commenti e sostegni
- Stefano Carboni: “… ma ha veramente senso focalizzare l’attenzione sulla “sanità pubblica” in contrapposizione con “il privato”? A noi cittadini interessa veramente se il posto letto lo offre una struttura pubblica o una privata? Agli assistiti interessa che il posto letto ci sia, che non sia a pagamento e che complessivamente il Servizio Sanitario Nazionale (unione delle varie strutture pubbliche con quelle private accreditate) sia efficace ed efficiente. È assolutamente inutile sprecare le energie che si dovrebbero dedicare al miglioramento complessivo dell’efficacia e della qualità del “sistema” (pubblico + privato accreditato) in una sterile lotta tra pubblico e privato.”
- Massimo Tacchini: “Soldi? Certamente, ma poi bisogna saperli usare bene in modo efficace ed efficiente. Questo manca!”
- Mario Alparone: “100% d’accordo. Nicola Montano.”
- Paolo Campigli: “Magari anche una rivalorizzazione delle funzioni tecniche (informatici, ingegneri) non guasterebbe.”
- Francesco Girardi: “La soluzione passerà dall’innovazione che deve ridurre la necessità dell’ospedale alle sole condizioni che non sono gestibili presso il domicilio o sul territorio. È necessaria una nuova organizzazione, tale che un minor numero di professionisti possa seguire un maggior numero di pazienti. Se riduciamo il ricorso agli ospedali ed aumentiamo l’efficienza potremo pagare molto di più i medici ed il personale sanitario.”
- Elenka Brenna: “Esattamente…partire dai medici di medicina generale e avere il coraggio di riformare la primary care. E poi…attenzione alla percentuale sempre maggiore di italiani che si assicura privatamente. È un pessimo segnale per il nostro SSN, che minaccia il principio fondante di equità d’accesso alle cure.”
- Mirco Comparini: “Manca 4) taglio agli sprechi e 5) responsabilità diretta sulla gestione.”
- Marco Prosdocimi: “Nicola ciao. Parole sagge! Marco Prosdocimi.”
Considerazioni della Redazione:
La crisi della sanità pubblica italiana richiede un intervento urgente e sistemico. Le proposte del professor Montano rappresentano una base di partenza, ma devono essere accompagnate da una visione riformatrice a lungo termine. È necessario ottimizzare l’utilizzo delle risorse, tagliare gli sprechi e responsabilizzare la gestione, come suggerito da alcuni commenti.
Allo stesso tempo, riformare l’assistenza territoriale e le cure primarie, investendo sulla telemedicina e sull’innovazione tecnologica, potrebbe sgravare la pressione sugli ospedali e liberare risorse da reinvestire nella valorizzazione del personale sanitario e delle competenze tecniche. Esperienze positive come quella danese dimostrano che queste riforme, se ben strutturate, possono migliorare l’efficienza complessiva del sistema, riducendo i tempi di attesa e migliorando la qualità delle cure. Paesi come Germania, Giappone e Francia hanno adottato strategie simili con successo.
In sintesi, per rilanciare la sanità pubblica italiana servono investimenti mirati, ma soprattutto una visione riformatrice che sappia integrare pubblico e privato, territorio e ospedali, tecnologia e risorse umane in un sistema coeso, efficiente ed equo per tutti i cittadini. Un impegno congiunto di istituzioni, operatori e cittadini è fondamentale per riconquistare il terreno perso e assicurare un futuro dignitoso al servizio sanitario nazionale.
In conclusione, il post di Nicola Montano e l’articolo di La Repubblica mettono in luce una problematica comune: la necessità di una riforma profonda del sistema sanitario italiano. È essenziale gestire meglio i fondi, aumentare l’efficienza delle strutture pubbliche e private, e motivare adeguatamente il personale sanitario.