Condividi questa storia!

Scarica l’app MyMagazine!

Mio nonno era uso ripetermi
“Bisogna aver cura delle cose degli altri
Come se fossero le proprie!”
E io sono cresciuto così…
Poi, un giorno, ho capito che non mi bastava…
Come del resto non bastava neanche a voi
Che mi state ascoltando…
Noi tutti, qui dentro, tempo fa
Chi più chi meno
Abbiamo fatto una scelta
abbiamo stabilito che non ci bastava
E abbiamo deciso di aver cura degli altri
Non solo delle loro cose.
Ci siamo in un certo senso arruolati
In uno strano esercito
Che combatte una guerra ancora più strana
Una guerra dove non c’è mai vittoria
Che si gloria di un continuo rimandare
Costellata se va bene di pareggi
Con indosso corazze sottili di cotone bianco
Ingentilite da una striscia verde, gialla o viola
E la collina delle Scotte
È il nostro campo di battaglia
Un argine di vetro e di cemento
Fra il mondo e l’infinito
Fra il vivere e il morire.
Ieri però è successa una cosa strana
Un paziente mi ha fermato e mi ha detto:
“Dottore ho perso il mio Natale”
“In che senso mi scusi? Non capisco”
“Non lo trovo più!” mi ha risposto
“Ho perso l’odore dei camini accesi
Il tepore delle caldarroste nelle mani
E le impronte basse dei bambini
nella gelida condensa sulle vetrine
dei negozi di balocchi.
Ho perso
Un nuovo pastorello, un’altra pecora
E l’ennesima casetta illuminata
Di un presepe che quest’anno
Non ha avuto un abitante in più
per rimaner lo stesso di anno scorso
ma in un diverso muschio.
Ho perso
Gli abbracci e le risate,
il gusto delle chiacchere sul corso,
le parole fumanti piene di speranza
e di auguri per cose ancora da succedere.
Ho perso
il gusto dello stare tutti insieme
circondato da sguardi sorridenti
che accompagnano da sempre la mia vita.
Ma soprattutto ho perso
Il momento d’esser buono con me stesso,
il momento di lavare la coscienza inzaccherata,
di scrollarmi dalle spalle l’anno ormai passato
e l’unico momento in cui agli adulti
si concede, senza colpa alcuna,
un attimo per ritornar bambini.
Ho perso
il mio Natale, tutt’un tratto,
l’avevo in tasca del pigiama e pufff…
…non lo ritrovo più…
c’è rimasto solo il buco…
E vi chiedo cortesia
che se per caso ne trovate a terra uno
che un po’ assomiglia
a quello che vi ho raccontato
Di restituirmelo…
E se proprio non volete o non potete,
perché vi piace o vi ci siete affezionati,
trattatelo bene e con amore
ché ci ho messo anni
A farlo così bello.”
Poi si è girato ed è andato via
Ci ho pensato e ripensato
Eppoi a fine turno ho deciso, massì
In fondo il suo Natale
Non era poi tanto diverso dal mio.
Allora sono tornato in corsia
L’ho cercato e gli ho consegnato il mio di Natale
Dopo averlo un poco stropicciato.
“Eccolo l’ho trovato.. credo proprio sia il suo
Era nel corridoio vicino agli ascensori
È un po’ rovinato, qualcuno deve averlo calpestato”
Ha guardato in modo strano il suo Natale che poi era il mio
“Ecco se ne è accorto” ho pensato
Ma poi mi ha detto con un sorriso
“Grazie Dottore è proprio lui, grazie di cuore”
Ecco…ora però sono io ad essere rimasto senza Natale.
Ed era anche un Natale particolare sapete
Un Natale che mi era stato donato giusto un anno fa
Quando ero io sul ciglio della morte
In questo stesso campo di battaglia delle Scotte
Dai miei commilitoni, da voi
Da quelli che come me avevano deciso,
e ne sono ancora convinti,
Nonostante tutto e tutti
Di prendersi cura degli altri.
Ecco di quel Natale però ho tenuto da parte un pacchettino
Piccolo ma che mi permette alla fine di questa storia
Di colorare con un immenso grazie
Gli auguri di Buon Natale a tutti voi.

Articoli recenti

    Rubriche