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Dalla crisi delle esternalizzazioni a modelli ispirati al NHS britannico

Il Servizio Sanitario Nazionale è alle prese con una crisi strutturale che coinvolge in modo critico il personale sanitario. Secondo il 7° Rapporto GIMBE infatti, tra il 2010 e il 2022 il personale del SSN è diminuito di oltre 45.000 unità. Solo nel triennio 2020-2022 si sono persi circa 8.000 tra medici e infermieri. 

Un problema aggravato da fattori noti: pensionamenti non compensati da nuove assunzioni, condizioni contrattuali poco invitanti e una burocrazia di reclutamento che procede troppo lentamente. Il risultato è che, a fronte di una dotazione teoricamente adeguata – 410 medici ogni 100.000 abitanti, uno dei dati più alti in Europa – molte strutture faticano a garantire la continuità operativa in svariati reparti chiave. Il problema non è quindi la quantità complessiva, ma la reale disponibilità al lavoro nel SSN.

Negli anni successivi alla pandemia molte aziende sanitarie hanno risposto alla carenza di personale ricorrendo a diverse forme di esternalizzazione. Un modello emergenziale divenuto strutturale, talvolta abusato o affidato a soggetti non sufficientemente qualificati, che ha finito per danneggiare la percezione complessiva del sistema sanitario agli occhi dei cittadini. 

Se nella gran parte dei casi questa soluzione ha rappresentato una risposta concreta nel garantire la continuità assistenziale, il recente Decreto Legge 34/2023 ha posto in questo ambito limiti stringenti nelle modalità di attivazione, come di durata. Una svolta normativa che, pur volta a migliorare la governance e contenere i costi, ha lasciato molti enti senza strumenti alternativi per coprire il fabbisogno.

Il caso lombardo è emblematico: secondo un’indagine di Repubblica, dopo l’approvazione della Delibera Regionale n.1514 del 12/2023 che ha vietato rinnovi e proroghe dei contratti di esternalizzazione, la Regione ha registrato un incremento di spesa di 6 milioni di euro per le spese del personale*. A questo si sono sommate nuove pressioni gestionali, con un impatto rilevante sull’organizzazione dei turni, sulla disponibilità dei servizi e sul clima interno, dovuto ad una ricerca di risorse che, spesso, fatica a trovare risposte. 

È evidente quanto si renda necessario un approccio che sappia coniugare sostenibilità economica, flessibilità organizzativa e continuità assistenziale. In questa direzione si muovono esperienze già consolidate all’estero: nel Regno Unito, il sistema Staff Bank del NHS consente una gestione centralizzata e trasparente del personale sanitario, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e garantendo un miglior governo delle coperture, con contestuale contenimento dei costi.

Su questa scia anche in Italia si stanno sviluppando soluzioni analoghe. Una delle più recenti è CURAMI – acronimo di Coordinamento Unificato delle Risorse Assistenziali Medico Infermieristiche – una piattaforma digitale già adottata da diverse realtà del nord Italia, che consente agli enti sanitari di gestire internamente e in modo integrato il fabbisogno di personale, superando la frammentazione tipica delle gare d’appalto. CURAMI consente il reclutamento del personale, la programmazione dei turni e la rendicontazione in un unico ambiente, con un’efficienza aumentata e risparmi stimati fino al 30% rispetto ai modelli basati su esternalizzazioni.

In questo contesto di pressione crescente, le direzioni sanitarie si trovano davanti a un bivio: continuare a rincorrere l’emergenza o dotarsi di strumenti strutturati in grado di offrire controllo, programmazione e trasparenza. Occorre un sistema che valorizzi le risorse interne, garantisca coerenza organizzativa e semplifichi le complessità amministrative che oggi frenano l’efficienza operativa.

Non una semplice alternativa, ma un cambio di paradigma: dallo “spegnere incendi” al costruire sistemi, come quello proposto da CURAMI. In un momento storico in cui ogni euro speso in sanità deve generare valore, ripensare la gestione del personale non è solo una necessità, è una responsabilità.

In collaborazione con GAPMED ITALIA

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