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Autismo femminile: differenze di genere e sfide diagnostiche
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2 Aprile 2025
di Monica Calamai
I disturbi dello spettro autistico, da sempre considerati ascrivibili soprattutto al sesso maschile, sono in realtà nel sesso femminile molto più frequenti di quanto si creda, ma non vengono riconosciuti a causa del diverso modo in cui i sintomi si declinano, che può in alcuni casi divenire piuttosto lontano dal quadro classico che si studia sui manuali, basato sui profili tipici dei pazienti maschi.
La Società Italiana di Psichiatria (SIP) ha deciso di fare il punto sulla questione di genere in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo. Si stima che in Italia l’autismo interessi circa 600 mila persone con una netta prevalenza nei maschi rispetto alle femmine con un rapporto di 4 a 1 (480/120 mila). Anche nell’infanzia, tra i 7 e 9 anni, colpisce circa 31 mila maschi e 8 mila femmine, ma questi numeri andrebbero valutati con più attenzione per il fatto che le donne hanno un diverso approccio alla malattia.
Nella donna, come spiega la presidente SIP Liliana Dell’Osso, già professore all’Università di Pisa con decenni di studi sull’autismo nell’adulto, le capacità di adattamento al deficit di comunicazione sociale (si parla di camouflaging, camuffamento) sembrano essere più sviluppate, quindi è più frequente, specialmente nei casi di grado lieve, che il disturbo passi inosservato. Questo non significa che sia meno percepito dalle pazienti, che frequentemente riferiscono di aver iniziato sin dalla giovane età ad imitare le compagne di classe più abili a interagire per riuscire a orientarsi nelle situazioni sociali.
Potranno quindi comparire atteggiamenti sia di ritiro sociale che di estroversione ipercompensatoria, talora seduttività incongrua, sino a comportamenti sessuali promiscui, adottati per cercare di compensare sul piano fisico il deficit di reciprocità socio-emotiva, con un conseguente inanellarsi di relazioni instabili e intense.
Una storia di eventi traumatici potrà far complicare il quadro con una più grave disregolazione emotiva, sentimenti di rabbia e vuoto, con una visione di sé negativa, agiti impulsivi e autolesivi, che andranno a creare la costellazione sintomatologica tipica del disturbo borderline di personalità, una diagnosi, non a caso, a grande prevalenza femminile.
Un altro aspetto chiave per individuare tratti autistici nelle donne riguarda la natura degli interessi ristretti e le rigidità comportamentali, che non si concentrano sui nuclei tipici dell’autismo maschile, ma su temi d’altro tipo e, in parte, più socialmente accettati, quali ad esempio visione di fiction, polarizzazione su un personaggio famoso, passare tempo con gli animali e condotte alimentari stereotipate. Quest’ultimo aspetto risulta particolarmente evidente tanto che è stata avanzata l’ipotesi che l’anoressia nervosa, disturbo diagnosticato quasi esclusivamente nelle donne, possa essere considerato a tutti gli effetti una manifestazione femminile, un ‘fenotipo’ di spettro autistico.
A conferma di ciò, le parenti femmine di persone con diagnosi di autismo presentano sovente anoressia nervosa, essendo l’autismo un disturbo con origine genetica e soggetto quindi ad aggregazione familiare. Nonostante negli ultimi anni sia stata dedicata una maggior attenzione a questi temi e sia incrementato il numero di studi incentrati sulla ricerca delle presentazioni femminili dei disturbi mentali, serve ancora molto lavoro in questo campo che, oltre alle implicazioni di carattere clinico, potrebbe consentire una maggior comprensione dei fattori neurobiologici alla base del funzionamento normale e patologico del cervello in entrambi i sessi.