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L’incidente globale del 19 luglio 2024 offre un’interessante opportunità per riflettere sui temi trattati nell’audiolibro “La società della performance” di Andrea Colamedici e Maura Gancitano. Questo evento mette in luce come le decisioni che influenzano sistemi critici a livello mondiale possano essere guidate non solo da criteri razionali, ma anche da fattori legati all’ego umano, all’apparenza e, in ultima analisi, alla “stupidità” intesa come mancanza di una visione olistica e a lungo termine.

La performance tecnologica e i suoi rischi

Nel contesto della società della performance descritta da Colamedici e Gancitano, possiamo interpretare la corsa all’innovazione tecnologica e all’ottimizzazione dei sistemi come una forma di “performance” su scala globale. Le aziende e le organizzazioni cercano costantemente di mostrare la loro efficienza, velocità e capacità di innovazione, spesso a scapito di considerazioni più profonde sulla resilienza e la sicurezza a lungo termine.

Questa mentalità orientata alla performance può portare a:

  1. Centralizzazione eccessiva: La ricerca di efficienza e visibilità può spingere verso soluzioni centralizzate che, sebbene apparentemente ottimali, creano punti di vulnerabilità critica.
  2. Aggiornamenti affrettati: La pressione per rilasciare continuamente nuove funzionalità e miglioramenti può portare a test insufficienti, come nel caso dell’aggiornamento difettoso che ha causato il blackout.
  3. Sottovalutazione dei rischi: La focalizzazione sui benefici immediati e visibili può offuscare la percezione dei rischi a lungo termine e degli scenari catastrofici.

L’ego umano e le decisioni globali

La società della performance, come descritta nell’audiolibro, enfatizza l’importanza dell’apparenza e della visibilità costante. Questo si riflette anche nelle decisioni prese a livello aziendale e governativo:

  1. Priorità all’immagine: Le organizzazioni possono dare priorità a soluzioni che appaiono innovative o all’avanguardia, anche quando opzioni più tradizionali potrebbero essere più sicure.
  2. Competizione vs. collaborazione: La necessità di “performare” meglio degli altri può ostacolare la collaborazione necessaria per costruire sistemi veramente resilienti.
  3. Mancanza di trasparenza: Il timore di ammettere errori o vulnerabilità può portare a una mancanza di trasparenza, ostacolando la capacità di prevenire e gestire le crisi.

Le potenziali catastrofi future

L’incidente del 19 luglio, sebbene significativo, potrebbe essere solo un assaggio di catastrofi potenzialmente peggiori se non si affronta la mentalità della “società della performance” nel contesto delle infrastrutture critiche:

  1. Collasso delle reti energetiche: Una centralizzazione eccessiva delle reti energetiche, guidata dall’efficienza, potrebbe portare a blackout su scala ancora più vasta.
  2. Crisi finanziarie: Sistemi finanziari ottimizzati per la velocità e l’efficienza, senza adeguate salvaguardie, potrebbero causare crolli economici globali.
  3. Fallimenti nelle infrastrutture di comunicazione: La dipendenza da pochi fornitori di servizi di comunicazione potrebbe portare a interruzioni delle comunicazioni globali con conseguenze catastrofiche.

Verso una società più resiliente

Per mitigare questi rischi, è necessario un cambiamento di paradigma che vada oltre la mera performance e consideri:

  1. Diversità e ridondanza: Incoraggiare la diversificazione dei sistemi e delle soluzioni, anche a costo di una minore efficienza apparente.
  2. Valutazione olistica dei rischi: Implementare processi decisionali che considerino scenari a lungo termine e potenziali effetti a cascata.
  3. Cultura della trasparenza: Promuovere un ambiente in cui gli errori e le vulnerabilità possano essere discussi apertamente senza timore di ripercussioni sulla “performance” percepita.
  4. Educazione critica: Formare professionisti e decisori a riconoscere e sfidare le pressioni della società della performance nel loro campo.

In conclusione, l’incidente del 19 luglio 2024 serve come un campanello d’allarme. Ci ricorda che, in un mondo sempre più interconnesso, le decisioni guidate dall’ego, dall’apparenza e dalla ricerca di una performance costante possono avere conseguenze catastrofiche. Solo attraverso una riflessione critica e un cambiamento di mentalità potremo costruire sistemi veramente resilienti capaci di resistere alle sfide future.

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