Il recente post su LinkedIn di Rossana Berardi, Professore Ordinario di Oncologia presso l’Università Politecnica delle Marche e Direttrice Clinica Oncologica, ha suscitato un vivace dibattito sul tema dei sognatori. La domanda posta dalla professoressa Berardi, “Voi siete sognatori?”, ha infatti stimolato numerosi commenti e riflessioni da parte di professionisti di diversi settori, evidenziando l’importanza e l’attualità del tema.
Da un punto di vista sociologico, l’atto del sognare può essere interpretato come una forma di resistenza alle pressioni e alle limitazioni imposte dalla società. In un mondo sempre più orientato alla produttività e al pragmatismo, l’individuo che si concede il lusso di sognare sfida le convenzioni e afferma la propria individualità. Come sottolineato da Luca Ciciriello, Fisico Teorico, ci sono persone che “non hanno neanche bisogno del finestrino per vedere il blu del cielo sopra le nuvole“: questi sognatori hanno interiorizzato la capacità di trascendere i limiti del quotidiano e di proiettarsi verso orizzonti più ampi.
In una prospettiva filosofica, il sognare può essere visto come un atto di libertà e di affermazione della propria umanità. Come evidenziato dal commento del Prof. dott. Kaos, Sociologo e Ricercatore, “Se sei solo a sognare non è altro che un sogno… Ma se sogniamo in parecchi è l’inizio della realtà!!!“. Il sognare insieme, dunque, diventa un potente strumento di trasformazione sociale, capace di dare forma a nuove realtà e di sfidare lo status quo.
Nel contesto specifico della sanità contemporanea, l’essere sognatori assume un significato particolare. I manager della sanità si trovano infatti ad affrontare sfide complesse, dovendo conciliare l’esigenza di efficienza e sostenibilità economica con la missione fondamentale di garantire cure di qualità e di promuovere il benessere dei pazienti. In questo scenario, la capacità di sognare e di immaginare soluzioni innovative diventa un asset strategico per affrontare le sfide del presente e del futuro.
I numerosi commenti al post della professoressa Berardi testimoniano l’importanza che i professionisti della sanità attribuiscono al sognare. Tra i commentatori troviamo Monica Pinto, Direttore S.C. Medicina Riabilitativa IRCCS Istituto Auxologico Italiano, che condivide la sua felicità nell’essere “sopra le nuvole” durante un viaggio in Australia. Carlo Leggeri, Senior Consultant e Docente di Approvvigionamenti, sottolinea l’importanza di non vivere solo per i sogni, ma di concedersi comunque il piacere di sognare “un pochettino“. Stefano Bianchini, Addetto al controllo dipendenti e autista privato, ricorda che “i sogni aiutano a vivere“, mentre Graziano Magnoni, Operaio specializzato presso IMESA SpA, afferma di non voler mai smettere di sognare.
Altri commentatori, come Giulia Corini, Impiegata amministrativa, Sara Scala, Biologa-Ricercatrice, Elena Monteggia, Senior Consultant Clinical Research Professional, Laura Mazzanti, Professore Ordinario presso l’Università Politecnica delle Marche, ed Emanuela Di Napoli Pignatelli, Owner presso EP Congressi/Medicina in Diretta, esprimono il loro convinto assenso all’importanza del sognare.
In conclusione, il post di Rossana Berardi e il dibattito che ne è scaturito ci ricordano che il sognare non è solo un’attività individuale, ma una dimensione collettiva che può contribuire a plasmare il futuro della sanità e della società nel suo complesso. In un’epoca di sfide e di incertezze, la capacità di sognare e di immaginare alternative diventa un imperativo etico e professionale per tutti coloro che operano nel settore della salute. Solo coltivando il coraggio di sognare, infatti, potremo costruire un sistema sanitario più umano, equo e sostenibile, al servizio del benessere di tutti i cittadini.
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