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Recentemente, abbiamo lanciato un sondaggio su LinkedIn per conoscere l’opinione pubblica riguardo l’abolizione del numero chiuso nei corsi di laurea in medicina. La questione, sempre più pressante in un contesto di emergenza sanitaria, ha suscitato un vivace dibattito tra i professionisti del settore.

Il nostro sondaggio ha raccolto un significativo numero di risposte, delineando una netta prevalenza di coloro che si dichiarano favorevoli all’abolizione del numero chiuso:

Risultati

Favorevoli 60%
Contrari 35%
Neutrali 5%

I sostenitori dell’abolizione del numero chiuso evidenziano principalmente due aspetti: la necessità di rispondere alla cronica carenza di medici, un problema aggravato dalle politiche restrittive degli ultimi anni, e una questione di giustizia sociale. Essi sostengono che il sistema attuale di selezione tramite test non solo alimenta un costoso “business della preparazione”, ma crea anche una barriera economica che favorisce chi può permettersi costose preparazioni a scapito di chi non ha tali risorse.

Dall’altro lato, rettori, professori universitari e rappresentanti del corpo medico, tra i principali detrattori dell’abolizione, mettono in luce la potenziale pressione eccessiva che un afflusso illimitato di studenti potrebbe avere sulle strutture universitarie. Contrariamente all’argomentazione dei favorevoli, questi esponenti sostengono che la mancanza di limiti porterebbe a problemi di sovraffollamento e a una diminuzione della qualità dell’insegnamento e della formazione medica, a causa di una carente pianificazione e programmazione.

L’abolizione del numero chiuso a medicina è un tema che solleva questioni complesse e multiformi, che vanno dalla qualità della formazione medica alla giustizia sociale. Mentre il dibattito continua, è chiaro che qualsiasi decisione in proposito avrà implicazioni profonde per il futuro della formazione medica in Italia.