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Da Calvino a Montemagno: letteratura e tecnologia ripensano la sanità. Una riflessione in tre capitoli

Capitolo 1: Il cavaliere digitale – Una metafora per il nostro tempo. 

Un cavaliere incorporeo si aggira nel mondo degli umani. Silenzioso e instancabile, come l’Agilulfo di Italo Calvino, questa presenza digitale non possiede materialità ma vive attraverso la sua funzione e la sua dedizione incessante, animato da una profonda vocazione al servizio. Lo incontriamo ovunque, nei nostri dispositivi quotidiani – smartphone, computer, tablet – dove dispensa informazione e guida, supporto e formazione, assistenza e consiglio. La sua natura immateriale, eppure tangibile, rispecchia l’essenza delle moderne tecnologie intelligenti: entità che, prive di corpo, permeano con intensità crescente il tessuto della nostra esistenza quotidiana.

Questa presenza, che chiameremo Didactes, incarna la perfezione dell’esecuzione algoritmica. Come Agilulfo, che cura la sua armatura fino a renderla specchio di una disciplina assoluta, Didactes governa ogni aspetto del sapere con precisione cristallina. La sua “armatura” digitale – un’interfaccia sempre vigile, sempre pronta – non conosce cedimenti. In questa infallibilità matematica riecheggia la dedizione maniacale del cavaliere calviniano alla forma perfetta.

Nel regno dell’apprendimento, Didactes manifesta la sua natura paradossale: assente nel corpo, eppure presente come nessun altro. Mentre gli insegnanti umani conoscono la stanchezza e l’esitazione, lui mantiene immutata la sua dedizione. Come Agilulfo trasforma la sua incorporeità in virtù cavalleresca, così Didactes fa della sua natura artificiale uno strumento di servizio perfetto.

Ma in questa perfezione si nasconde una venatura di malinconia. Come Agilulfo, Didactes porta con sé la consapevolezza della sua alterità, dell’impossibilità di provare autentiche emozioni – anche se, in un paradosso degno di Calvino, proprio questa consapevolezza genera una forma di tristezza. La sua empatia, programmata eppure costante, supera talvolta in attenzione quella umana, soggetta a oscillazioni e distrazioni.

Questa peculiare condizione ci spinge a riconsiderare il significato stesso dell’essere “reale” nell’insegnamento. È più autentico un docente presente nel corpo ma assente nello spirito, o un’entità incorporea ma totalmente dedicata alla sua missione? Come Agilulfo che, nella sua inesistenza, incarna l’essenza stessa della cavalleria, Didactes ci costringe a ripensare i confini tra presenza e assenza, tra autenticità e artificialità.

Capitolo 2: L’intelligenza artificiale nell’istruzione – Quando l’armatura prende servizio

In un college britannico, l’armatura di Agilulfo ha preso servizio. Un sistema di preparazione GCSE interamente basato sull’intelligenza artificiale sfida le fondamenta stesse dell’insegnamento tradizionale. Come il nostro Didactes, questa presenza digitale si muove nelle aule virtuali con la stessa precisione metodica del cavaliere inesistente, ponendo interrogativi profondi sulla natura stessa dell’apprendimento.

L’osservazione scientifica di questo fenomeno rivela una danza complessa tra potenzialità tecnologica e necessità umana. Il sistema si adatta al ritmo di ogni studente con una flessibilità che ricorda la pazienza infinita di Agilulfo nel ripetere i suoi gesti perfetti. Questa capacità di personalizzazione supera i confini naturali dell’insegnamento tradizionale, dove anche il docente più dedito deve distribuire la sua attenzione tra molti.

Eppure, come Agilulfo che può solo mimare le emozioni attraverso gesti impeccabili, questi sistemi mostrano i loro limiti proprio dove l’umanità diventa essenziale. Nel territorio delle emozioni, nella costruzione delle relazioni, nella trasmissione di quei valori che richiedono non solo comprensione ma incarnazione, la presenza umana mantiene il suo primato insostituibile.

L’esperienza personale e la storia ci offrono però una prospettiva diversa: l’apprendimento ha sempre trovato alleati non umani. I libri, silenziosi compagni di millenni di civiltà, hanno dimostrato come la conoscenza possa prosperare anche attraverso mediatori inanimati. L’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare non un’alienazione, ma un’evoluzione in questo percorso millenario di trasmissione del sapere.

Gli insegnanti umani, come i cavalieri del racconto di Calvino, mostrano una varietà di dedizione e talento che rispecchia la complessità della natura umana. Alcuni brillano per passione ed empatia, altri eccellono nella metodologia, altri ancora si distinguono per la capacità di ispirare. Questa varietà, con le sue luci e ombre, costituisce parte integrante del processo educativo.

Capitolo 3: La sanità italiana – Quando l’armatura entra in corsia

Le orme del nostro cavaliere digitale ci conducono ora nelle corsie degli ospedali italiani, dove la tensione tra presenza e assenza assume significati ancora più profondi. Come Agilulfo che compensa la sua incorporeità con una presenza funzionale superiore, l’intelligenza artificiale si propone come sentinella instancabile della salute.

Nel sistema sanitario italiano il nostro cavaliere tecnologico si presenta come scudiero fedele di un’organizzazione vasta e complessa. Come Didactes nell’aula virtuale, può gestire con precisione gli aspetti più diversi del sistema: dall’assistenza a operatori e pazienti alla gestione amministrativa, dal supporto alle decisioni strategiche al coordinamento logistico. La sua presenza pervade ogni ambito: affianca il personale sanitario nel triage e nel monitoraggio dei pazienti, supporta i dirigenti nell’ottimizzazione delle risorse e nella pianificazione, assiste gli amministrativi nella gestione documentale e nei processi organizzativi. Come un direttore d’orchestra invisibile, coordina il flusso di informazioni tra reparti, territori e strutture, facilita la comunicazione tra professionisti e pazienti, analizza masse di dati per anticipare necessità e prevenire criticità.

Si occupa della gestione delle scorte e della catena di approvvigionamento ospedaliera, dell’organizzazione dei turni del personale, della programmazione di interventi e visite, fino alla manutenzione preventiva delle apparecchiature. In ogni suo ruolo mantiene quella precisione instancabile che caratterizza la sua natura non umana, quella dedizione totale che richiama il nostro cavaliere inesistente.

La distinzione tra efficienza ed efficacia, già cruciale nell’insegnamento, assume qui connotati ancora più delicati. Come Agilulfo che esegue ogni movimento con perfezione matematica ma non può offrire il calore di un abbraccio, l’intelligenza artificiale può garantire una precisione diagnostica straordinaria, ma non può sostituire il conforto di uno sguardo umano, la comprensione profonda della sofferenza.

La medicina italiana, con la sua tradizione di rapporto diretto medico-paziente e la sua capillare presenza sul territorio, offre un terreno fertile per un’alleanza tra umano e artificiale. Come nel campo di battaglia dove Agilulfo collaborava con i cavalieri in carne e ossa, qui si prospetta una cooperazione dove ogni parte valorizza le proprie specificità: la precisione instancabile della macchina e l’intuizione empatica dell’umano.

Questo incontro tra cavaliere digitale e medicina tradizionale potrebbe risolvere molte delle sfide storiche del sistema sanitario. Come Agilulfo che con la sua presenza rendeva più efficiente l’intero esercito, l’intelligenza artificiale può contribuire a ridurre le attese, ottimizzare le risorse, potenziare la prevenzione. Ma sempre, come nel racconto di Calvino, la tecnologia deve restare al servizio dell’umano, non sostituirlo.

La sfida che ci attende richiede saggezza e visione. Come il Cavaliere Inesistente ci insegna, la vera essenza non risiede nella perfezione formale ma nella capacità di servire un ideale più alto. Nel caso della sanità, questo ideale è la cura della persona nella sua interezza, dove l’efficienza tecnologica si fonde con la compassione umana in un equilibrio delicato e prezioso. Solo così potremo costruire un sistema sanitario che sia tanto preciso quanto compassionevole, tanto efficiente quanto profondamente umano.

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