
In un suo post in LinkedIn, Nicola Grandis di ASC27 e T01X, che sta sviluppando la Gen AI italiana, ci parla di come l’intelligenza artificiale, venuta alla ribalta con ChatGPT nel 2022, può avere una evoluzione paragonabile a quella di Apple che non ha puntato ad essere più grande, più forte ma… migliore.
Grandis sottolinea come l’AI, pur essendo presente da circa 70 anni, sia entrata nell’immaginario collettivo solo recentemente, generando un notevole hype. Secondo il CEO, nonostante le innovazioni degli ultimi tre anni – dai generatori di immagini come DALL-E ai video di Sora, dai progressi di Llama4 alle sorprendenti capacità di DeepSeek – siamo solo all’inizio di ciò che la ricerca nel settore sta preparando.
La sua visione si distacca dalla corsa agli hyperparameters e alle tecnologie più sensazionalistiche come l’AGI o la Quantum-AI, puntando piuttosto su tre direttrici fondamentali: privacy, efficienza energetica e interpretabilità dei sistemi.
Il parallelo con Apple è illuminante: così come Steve Jobs non rilanciò l’azienda creando computer più grandi o potenti ma semplicemente migliori, anche per l’AI italiana la strada è quella della qualità e dell’eccellenza. Con il progetto Vitruvian, Grandis sembra voler replicare quella rivoluzione, creando un’intelligenza artificiale che, nelle parole di uno dei commentatori del suo post, abbia “parole tanto umane da raggiungere il cervello attraverso il cuore“.
Proprio come l’iMac non divenne immediatamente un prodotto di massa, Grandis prevede che l’AI non sarà mai veramente mainstream a causa della sua complessità intrinseca, ma ciò non impedisce di sviluppare soluzioni che rispondano meglio alle esigenze delle persone, con un focus su usabilità, etica e sostenibilità.