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Scoprirci tutti vulnerabili alla malattia è il fondamento stesso della relazione di cura”. Con queste parole Paolo Petralia, vicepresidente vicario Fiaso, ha aperto ieri a palazzo Carpegna un incontro dedicato all’umanizzazione dell’assistenza sanitaria. Un tema che il prossimo 7 aprile, a Siena, vedrà la sua prima declinazione operativa con il lancio di HumanCare, un progetto nazionale per ripensare l’organizzazione sanitaria.

La riflessione di Petralia ha offerto una chiave di lettura innovativa: “Il prendersi cura non è un elemento accessorio, ma precede e qualifica l’atto stesso del curare, moltiplicandone gli effetti”. Un principio che trova oggi anche un riconoscimento normativo: il Parlamento ha infatti inserito l’umanizzazione delle cure tra i requisiti fondamentali dei percorsi assistenziali.

Questa svolta culturale si tradurrà in pratica attraverso il protocollo firmato da Aou Senese, Aou di Modena e Asl4 Liguria. Le tre aziende sanitarie hanno scelto di mettere in comune esperienze e buone pratiche, dalla progettazione degli spazi alla formazione del personale, dall’uso delle tecnologie al coinvolgimento delle associazioni.

L’umanizzazione non significa semplicemente essere più buoni“, precisa Petralia, “ma decidere le cose migliori per fare al meglio il nostro lavoro“. Un approccio che coinvolge tutti gli attori del sistema sanitario: “Non solo il paziente e il cittadino, ma anche l’operatore, il caregiver, il decisore, il politico e il manager e i partner del sistema“.

L’Open Meeting di HumanCare che si terrà a Siena il 7 Aprile prossimo segnerà l’avvio operativo del progetto. La giornata si articolerà in sei laboratori temi paralleli: ambienti di cura, tecnologie, volontariato, cultura, comunicazione e percorsi assistenziali. “Vogliamo creare uno spazio di confronto permanente“, spiega Antonio Barretta, direttore dell’Aou Senese, “dove ospedali, territori e associazioni possono costruire insieme nuove pratiche di assistenza”. I risultati dei laboratori, validati scientifici dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, confluiranno in linea guida operativa per l’intero sistema sanitario nazionale.

Il progetto risponde a una necessità sempre più evidente: rendere la sanità pubblica non solo tecnicamente eccellente, ma anche capace di rispondere ai bisogni relazionali e umani di pazienti e operatori. Una sfida che, come ha ricordato Petralia, “richiede un cambio di prospettiva atteso da vent’anni“.

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