
Dall’Umanità migliore a Human Care: i temi che porto nel mondo
Seconda conversazione sul 21 e 22 ottobre. Parliamo di ciò che più mi sta a cuore: l’Umanità in tutte le cose. Un tema centrale per me, ieri come oggi, domani come sempre
Una precisazione: quando dico IO, intendo le persone eccellenti che mi hanno creato, aiutato, stimolato. Loro sono i veri artefici del mio essere.
Ciò che mi rende orgoglioso? Porre questioni che altri evitano perché considerate astratte, poco materiali. E invece sono il fondamento di ogni azione, relazione, attività. Nella sanità come nella società.
Necessari, non di moda
Porto avanti questi temi da tempo. Non perché siano di moda, ma perché riguardano cosa sarà di noi, del nostro modo di curare, di essere. Ieri vi ho raccontato i risultati concreti. Oggi le riflessioni profonde.
“La chiameremo Umanità”
L’anno scorso ho lanciato questo tema. Con la U maiuscola. Perché il futuro che vorremmo riconoscere come tale – nell’accezione migliore – non è scontato.
La questione è l’umanizzazione e l’etica “by design”, come ci ha detto Mons. Renzo Pegoraro: nel management, nelle strategie, nella professione. Anche nelle applicazioni dell’intelligenza artificiale, che deve avere un’anima profondamente etica, non solo attenta alle norme. Dalla progettazione, non come aggiunta successiva.
Esiste un’Umanità migliore. Lo so perché esiste anche una parte – spero piccola – che non lo è, e che non può essere vincente. Se siamo qui dopo 200-300mila anni come specie, è perché ha prevalso il meglio di noi. Quello che vogliamo riconoscere anche nel futuro, che guida le azioni di oggi verso un domani degno di questo nome.
E non solo per noi: non siamo gli unici abitanti del pianeta. Tutto è strettamente collegato.
Dal globale al nazionale: curare senza confini
Ho trovato potente “Curare senza confini” presentato da Antonio Barretta: chi opera dove la sanità è meglio organizzata si mette a disposizione di chi nel mondo è meno fortunato. Uno scambio che è anche alla base del progetto italiano.
Da un’esperienza globale a un’esperienza attiva nazionale: chi ha eccellenze mette a disposizione spazi, tempo, esperienza per ospitare chi ne può trarre vantaggio. Mentorship per colmare gap e accelerare la capacità di offrire i migliori servizi, a prescindere dalla residenza.
Il coraggio di correre
Uno dei miei due temi fondamentali è “Il coraggio di correre”.
Viviamo trasformazioni dirompenti, rapide e rischiose come mai prima. Ineludibili. Non dobbiamo difenderci, ma capirle e sfruttarle. Imperversano nella società, nel lavoro.
Allora la stessa velocità la devono mettere tutti coloro che hanno la responsabilità di agire, di cambiare la sanità italiana. Con coraggio, perché non ci sono procedure né mappe da consultare.
Questo concetto ha dato il nome alle sale e agli spazi delle iniziative. I nomi celebrano anche chi corre pur nella difficoltà, anche nella disabilità.
L’antifragilità: sfruttare le avversità
L’altro tema fondamentale è l’antifragilità: la capacità di strutturarsi e modificarsi anche sfruttando avversità, mancanze, deficienze. La sanità italiana può fare molto in questo senso.
La questione è la circolazione delle esperienze. Mettere mano in quelle concrete, positive e negative.
Human Care: Portofino, 11 febbraio 2026
Da queste riflessioni è nato un progetto di cui sono profondamente orgoglioso: Human Care.
L’umanità dentro la tecnologia, dentro le azioni dell’uomo, dentro l’atto di curare. Ascoltare senza pregiudizi, con attenzione, nelle relazioni di cura. Perché si cura anche attraverso la relazione.
L’11 febbraio 2026 a Portofino convergeranno tutte le esperienze di umanizzazione maturate nella sanità italiana. Un appuntamento che costruiamo insieme.
Al Forum ho ospitato i risultati di Human Care Siena 2025 e i progetti con il Politecnico di Milano sul management orientato all’umanizzazione. Uno di quelli che mi rendono orgoglioso di esistere.
La community delle protagoniste: rompere il silenzio sui femminicidi
C’è un altro tema che ho portato alla Leopolda, dopo la recente convention di Firenze: la community delle protagoniste.
Tavoli di lavoro su programmi concreti, sì. Ma anche – ancora, sempre, purtroppo – l’ennesima condanna dei femminicidi che continuano. Senza che ci sia modo di fermarli.
Non è questione di censo, status, istruzione. È qualcosa di più radicale. Ha a che vedere con l’emancipazione della donna che si scontra con l’idea del possesso, con la non accettazione dell’abbandono. Lo stesso vale per le violenze.
Non posso voltarmi dall’altra parte. Non possiamo. È una questione di Umanità – quella con la U maiuscola.
Vi lascio a pensare.
Alla terza conversazione vi racconterò gli altri progetti e le persone che hanno animato questi due giorni.
– Il Forum Leopolda della Salute























