
Nata da una “notte scoperta” è qui per cambiare le regole del gioco
Giacomo Baldi, medico e ingegnere, racconta come da un problema reale vissuto in reparto sia nata la piattaforma che oggi aiuta gli ospedali a gestire la carenza di personale.
In un sistema sanitario sempre più affaticato dalla carenza di personale, emergono idee che non vengono dai piani alti, ma dalla prima linea. CURAMI (Coordinamento Unificato delle Risorse Assistenziali Medico Infermieristiche) è una piattaforma digitale per la gestione del personale medico e infermieristico. Ma prima ancora, è una risposta concreta nata da un anestesista che ha vissuto in prima persona il disagio di un sistema frammentato.
Giacomo Baldi ha un profilo fuori dall’ordinario: due lauree – in Informatica e in Medicina – e una carriera che alterna sala operatoria, codici software e progetti imprenditoriali. In questa intervista racconta come la tecnologia possa nascere da un bisogno e trasformarsi da un’idea ad un progetto concreto.
Dott. Baldi, lei è anestesista e ingegnere. Come nasce CURAMI?
CURAMI nasce in reparto, letteralmente. Una notte, durante la programmazione di un turno critico, ci siamo trovati senza copertura. Non era la prima volta, ma è stato il momento in cui ho realizzato che il problema non era solo la mancanza di personale, ma anche come lo si gestiva. Ho iniziato a pensare: possibile che nel 2020 ci affidiamo ancora a fogli Excel e messaggi su WhatsApp per coordinare le attività di organizzazioni critiche?
Qual era, secondo lei, il vero nodo da sciogliere?
La mancanza di visione d’insieme. Direzioni, coordinatori, medici e fornitori lavorano spesso su binari paralleli. Nessuno ha il quadro completo. Questo genera inefficienze, ritardi, sovraccarichi e costi. Serviva una risposta unica, trasparente, che parlasse a tutti gli attori del sistema. CURAMI è proprio questo: un sistema “tutto in uno” pensato per riportare ordine e continuità in un contesto complesso.
Che cosa rende CURAMI diverso da un semplice gestionale turni o da un sistema di reclutamento?
CURAMI non è un gestionale e non è un’agenzia: è una piattaforma integrata che unisce un software evoluto a un ecosistema di servizi. Gestisce l’intero ciclo: dall’analisi del fabbisogno di personale allo scouting, dalla compilazione della turnistica alla rendicontazione. I responsabili di reparto possono vedere, pianificare, assegnare e rendicontare le risorse, interne o esterne, in modo integrato. CURAMI è una cabina di regia per chi deve gestire risorse scarse, sotto pressione e soggette a vincoli normativi nuovi.
Quali sono i principali ostacoli che avete dovuto affrontare nel proporla alle Aziende Sanitarie?
Burocrazia e resistenza culturale. La tecnologia è spesso vissuta come un elemento di complicazione, non di semplificazione. Ma appena si entra nel merito, si capisce che CURAMI fa risparmiare tempo e denaro. In alcune Aziende dove è stata adottata, si è visto una riduzione del 20-30% nei costi indiretti di pianificazione della turnistica ed una copertura delle carenze prossima al 100%.
Come si differenzia questo modello rispetto a quello tradizionale delle esternalizzazioni?
Le esternalizzazioni hanno avuto un ruolo cruciale, soprattutto in emergenza. Ma oggi sono vincolate da nuove normative e non possono essere l’unica risposta. CURAMI propone un modello ispirato al sistema Staff Bank del NHS inglese: una rete gestita direttamente dall’ente, dove il personale è tracciato, abilitato, remunerato secondo regole chiare, trasparenti e integrate nel sistema pubblico. Il personale, a differenza delle esternalizzazioni, viene contrattualizzato direttamente con l’ente. Questo significa non solo abbattimento dei costi di struttura e semplificazione amministrativa, ma anche un miglioramento nella qualità e nella continuità assistenziale. Meno intermediazioni, team di lavoro stabili e più controllo e sostenibilità.
Quali sono i risultati ottenuti finora?
Nelle Aziende dove è stata adottata, CURAMI ha prodotto risultati tangibili. Non parliamo solo di risparmio economico, che c’è – ma anche di un sistema più fluido, in cui le carenze sono più facili da gestire, i dirigenti hanno visibilità reale delle risorse disponibili, e i pazienti attendono meno. Ridurre le liste d’attesa non è un obiettivo secondario: è la conseguenza naturale di una macchina che funziona meglio. Alla fine, il beneficio è soprattutto del cittadino.
Che ruolo avrà la tecnologia nella sanità pubblica del futuro?
La tecnologia deve servire a risolvere problemi reali, non a crearne di nuovi. CURAMI è nato da un’esigenza concreta, ma oggi rappresenta una leva strategica. In un momento in cui ogni decisione ha impatti economici e assistenziali enormi, poter governare i processi in modo trasparente e tempestivo significa gettare le basi per una sanità più equa, efficiente e moderna.
Conclusione
CURAMI è un cambio di paradigma: dallo “spegnere incendi” alla costruzione di sistemi strutturati. In un contesto dove la carenza di personale è destinata a perdurare, dotarsi di strumenti che restituiscono visibilità, controllo e sostenibilità diventa una responsabilità manageriale, prima ancora che tecnologica.
In collaborazione con GAPMED ITALIA